CONGRESSO S.I.V.e.M.P. Asti 20 – 22 giugno 2002Le nostre osservazioni in merito alle conclusioni del Congresso

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Dal 20 al 22 di giugno 2002 si è svolto ad Asti il Congresso Nazionale del S.I.Ve.M.P. – Sindacato Italiano Veterinari di Medicina Pubblica – (per ragioni di spazio non siamo in grado di riportare in questa pubblicazione lo sviluppo completo dei punti specifici, presente comunque nel nostro sito www.sivelp.it, al …

Dal 20 al 22 di giugno 2002 si è svolto ad Asti il Congresso Nazionale del S.I.Ve.M.P. – Sindacato Italiano Veterinari di Medicina Pubblica – (per ragioni di spazio non siamo in grado di riportare in questa pubblicazione lo sviluppo completo dei punti specifici, presente comunque nel nostro sito www.sivelp.it, al quale si rimanda coloro che desiderano approfondire la questione – ndr). Partecipando alla costituzione ed all’attività dell’U.V.I. (Unione Veterinari Italiani) ci siamo impegnati in confronti con il vertice del S.I.Ve.M.P., con esponenti del mondo Universitario, e con rappresentanti degli operatori dei settori di competenza veterinaria per individuare gli strumenti in grado di rilanciare la nostra professione ed assicurare un indispensabile respiro occupazionale e di redditività alla categoria, anche attraverso l’apertura di nuovi spazi di lavoro in ambiti che fino ad oggi hanno registrato una scarsa presenza della componente veterinaria. Durante questi confronti abbiamo sempre posto delle precise e chiare condizioni che per noi costituiscono obiettivi fondamentali ed irrinunciabili: – l’ufficializzazione ed il consolidamento della figura del Veterinario Aziendale l.p., responsabile della gestione sanitaria dell’allevamento (attraverso l’applicazione concordata ed uniforme su tutto il territorio nazionale del D.Lgs. 196/99 e del D.Lgs. 336/99); – la semplificazione degli adempimenti riguardanti la prescrizione e la gestione del farmaco veterinario (con l’utilizzo di procedure informatizzate per la trasmissione dei dati), per assicurare al sistema maggiore controllabilità e per ridurre, di conseguenza, l’incidenza del mercato nero del farmaco ed il fenomeno delle prescrizioni selvagge; – la riduzione ed un più attento controllo dell’attività libero professionale ove esercitata dai colleghi dipendenti del S.S.N.; – il coinvolgimento del veterinario l.p. nell’individuazione ed attuazione dei programmi di lotta al randagismo, controllo delle zoonosi, implementazione delle reti di epidemiosorveglianza e completamento dell’anagrafe animale; – la revisione del sistema Universitario, con la riduzione del numero degli iscritti, l’impulso all’attività di Specializzazione post-laurea ed una migliore articolazione delle cliniche universitarie con le strutture private del territorio; – l’ampliamento degli ambiti di intervento per la categoria ed in particolare nelle filiere alimentari interessate dall’applicazione delle procedure di autocontrollo o alla certificazione di qualità, favorito da una preparazione adeguata della classe veterinaria in proposito (realizzabile attraverso interventi compartecipati di entrambe le componenti) e da un più attento controllo esercitato dal personale competente nei confronti del marasma attualmente esistente. Il tutto nel rispetto delle reciproche competenze e delle norme, attualmente in vigore, non ostative all’attività dei colleghi dipendenti del S.S.N. nella formazione e aggiornamento degli operatori interessati; – il confronto permanente ed a tutti i livelli per l’individuazione e l’applicazione uniforme di norme e/o procedure a carattere generale e locale e per la gestione di tutte le problematiche presenti ed emergenti, attuato nel pieno rispetto della nostra dignità e del ruolo che ricopriamo; – l’avvio della riorganizzazione del sistema veterinario italiano, attraverso il coinvolgimento di tutti i colleghi e la loro larga condivisione, per evitare l’imposizione di soluzioni dall’alto, non corrispondenti alla nostra realtà nazionale ed alle nostre esigenze. Dalla lettura del principale documento conclusivo del Congresso di Asti, durante il quale hanno trovato approvazione altre tre mozioni di minore rilevanza, emergono posizioni decisamente contrastanti con quanto precedentemente manifestato e che richiedono chiarimenti opportuni da fornirsi nelle sedi adeguate. Passiamo comunque all’analisi dettagliata del documento: Punto 1. Affermare il ruolo della medicina veterinaria nella gestione sanitaria delle filiere zooeconomiche e di tutte le questioni che riguardano gli animali: L’importanza di affermare e divulgare il ruolo svolto dalla veterinaria in tutti gli ambiti in cui si articola la nostra attività è sicuramente un fattore di primaria necessità per definire, sviluppare e presidiare le nostre competenze dal pericolo incombente di incursione da parte di categorie professionali a noi affini. Il richiamo alla funzione centrale del veterinario, non solo nella gestione sanitaria, ma anche e soprattutto nella tutela del benessere animale (componente questa che deve entrare a far parte del bagaglio culturale e professionale del veterinario), è un elemento determinante per dare forza e consistenza alla nostra attività. Condividiamo pertanto questi aspetti, così come la necessità di documentare maggiormente la nostra attività, sempre che si riesca ovunque a convincere il cliente a riconoscerci il compenso adeguato. Non è una novità. Esistono già realtà zootecniche in cui stiamo sviluppando questa funzione, occupandoci della gestione sanitaria aziendale, documentando la nostra attività ed orientando i nostri sforzi sulla prevenzione. Per una sua larga diffusione è però necessario il sostegno da parte dei colleghi dipendenti o perlomeno che non pongano ostacoli. Punto 2. Ribadire unitariamente l’appartenenza della medicina veterinaria preventiva alla sanità pubblica, inserita nelle funzioni del Servizio Sanitario Nazionale e del Ministero della salute: Non intendiamo contestare tale affermazione. Ci dispiace però che il richiamo alla valenza della funzione del Veterinario l.p. nel sistema di prevenzione a tutela della salute pubblica sia rivolto esclusivamente alla segnalazione al Servizio Veterinario Pubblico in caso di constatazione o sospetto di malattia infettiva soggetta a denuncia, dimenticando tutte le altre funzioni in tal senso che il Veterinario l.p. svolge sia nel comparto zootecnico sia nell’assistenza agli animali d’affezione. Così come nessun cenno viene rivolto agli adeguamenti indispensabili al Regolamento di polizia veterinaria, che, pur dovendo mantenere come presupposti fondamentali la tutela della salute pubblica e la salvaguardia degli stessi animali nei confronti dell’insorgenza di malattie a carattere infettivo e diffusivo, deve altrettanto evitare penalizzazioni ingiustificate al sistema produttivo nazionale. Di qui la necessità di avviare un confronto permanente fra le due componenti della categoria per individuare e rendere applicabili norme e procedure per la gestione delle emergenze sanitarie, se non vogliamo che si ripeta quanto accaduto per la BSE., dove i sistemi di sorveglianza attiva e passiva hanno mostrato forti limiti. Punto 3. Identificare e promuovere il ruolo del veterinario libero professionista aziendale nella filiera delle responsabilità di management economico e sanitario delle aziende zootecniche: Punto 4. Ribadire il ruolo esclusivo del Veterinario Ufficiale del SSN nell’organizzazione e gestione delle reti di epidemiosorveglianza sugli allevamenti e sulle produzioni animali e nell’assolvimento delle attività di cui al DLgs 196/99 per gli allevamenti bovini e suini: Punto 5. Definire portata e limiti del diritto del Veterinario Dipendente all’esercizio della libera professione: L’analisi di questi tre punti non può essere effettuata separatamente perchè, integrandosi a vicenda, ci costringerebbero a ripetizioni e richiami continui. Tralasciamo le facili polemiche sulla valutazione generalizzata operata nei confronti del comportamento dei Veterinari ll.pp., in merito alla tutela della salute pubblica (che di conseguenza giustificherebbe ulteriormente l’incompatibilità assoluta dell’esercizio della libera professione da parte del Veterinario dipendente del S.S.N.), al cui riguardo basterebbe citare una serie di casi, ampiamente documentati e quindi verificabili, di mancato intervento da parte di esponenti della veterinaria pubblica in merito alla segnalazione di colleghi ll.pp. sull’insorgenza di malattia soggetta a denuncia o di diffusione di malattie contagiose per gli animali causate dal mancato riconoscimento e dello svolgimento di attività libero professionale da parte di dipendenti. Ci soffermiamo invece sull’esclusiva competenza del Veterinario Ufficiale del S.S.N. nell’organizzazione e gestione delle reti di epidemiosorveglianza sugli allevamenti e sulle produzioni animali e nell’assolvimento delle attività di cui al D.Lgs 196/99 per gli allevamenti bovini e suini, come esplicitamente reclamato al punto 4. della mozione Congressuale, e sull’intenzione manifestata al punto 5. di limitare la sfera delle incompatibilità (in altre parole concedere maggiori opportunità) per l’esercizio della libera professione da parte del Veterinario dipendente, rispetto a quanto previsto dalla normativa attualmente in vigore. Con tutta la nostra buona volontà non riusciamo a trovare una correlazione diretta fra quanto espresso ai punti 4. e 5. e le affermazioni contenute al punto 3., ovvero promuovere, anche se come male necessario, il ruolo del veterinario aziendale l.p., quale responsabile della gestione sanitaria dell’allevamento. Ci corre comunque l’obbligo di una precisazione: abbiamo in passato ripetutamente affermato che la Direttiva UE 97/12 ed il suo recepimento nazionale (D.Lgs. 196/99) rappresentano un vestito non appositamente confezionato per il nostro paese, oltretutto non è nostra intenzione favorire la nascita di una sanità parallela, gestita da Enti o Istituzioni di estrazione non Veterinaria. Ciò non toglie che si possa in ogni caso utilizzare tale strumento, con gli opportuni accorgimenti, concordati fra le parti, per assicurare un salto di qualità al servizio reso in toto dalla nostra categoria al comparto delle produzioni zootecniche. L’eventuale irrigidimento sull’esclusiva competenza della compagine Veterinaria pubblica in tale funzione, al di là delle disquisizioni su virgole e congiunzioni, contenute nel D.Lgs 196/99, rappresenta una chiara scelta di campo che, per rispondere efficacemente alle aspettative della società, non può e non deve più conciliarsi con l’esercizio della libera professione da parte dei colleghi dipendenti dal S.S.N., perlomeno nel comparto zootecnico. Quando si fanno delle precise scelte di campo e la posta in gioco è rappresentata dalla salute di tutti i cittadini, compresa la nostra e quella dei nostri familiari, non si possono tollerare commistioni di ruoli e scambi di maglie. Il S.I.Ve.L.P non ha mai e poi mai espresso l’intenzione di sostituire, con l’ufficializzazione della figura del veterinario riconosciuto o del veterinario aziendale, il ruolo e le funzioni della Veterinaria pubblica. Ha sempre e solo affermato la volontà e la necessità, per tutelare e sviluppare il comparto zootecnico nazionale, di elevare i livelli di sicurezza sanitaria, realizzabile unicamente con la piena collaborazione delle componenti veterinarie nel reciproco rispetto e legittimazione delle competenze di entrambe. Elementi questi indispensabili per fornire assolute garanzie di sicurezza sanitaria ai prodotti alimentari di origine animale, indirizzati a consumatori sempre più esigenti ed informati. Per quanto riguarda invece l’esercizio della libera professione dei dipendenti nel settore degli animali d’affezione, riteniamo immorale e paradossale l’utilizzo di risorse pubbliche per allestire strutture veterinarie presso le A.S.L. al fine di erogare servizi in concorrenza con le strutture private del territorio, le quali coprono già ampiamente le esigenze dell’utenza. Sarebbe quindi corretto e decoroso per la categoria che il collega dipendente del S.S.N., interessato ad esercitare la libera professione in questo settore, rinunciasse all’indennità e svolgesse la sua attività in extramoenia, al di fuori dell’orario di lavoro e nel rispetto delle incompatibilità, in corretta e paritaria concorrenza con le altre strutture del territorio, facendosi carico direttamente dei costi di allestimento e conduzione della propria struttura. Punto 6. Riaffermare il rifiuto di qualsiasi forma di esternalizzazione o privatizzazione delle attività di Sanità Pubblica Veterinaria: Non intendiamo mettere in discussione una scelta coerente con quanto esposto ai punti precedenti e sulla quale ci siamo già espressi. Riteniamo però che alcune funzioni svolte dal Servizio Veterinario Pubblico, quali ad esempio le attività di risanamento, possano essere demandate a Veterinari convenzionati ed adeguatamente retribuiti, questo per contenere la spesa pubblica e, nel contempo, consentire una maggiore presenza in azienda dello stesso Veterinario che si occupa anche dell’assistenza e quindi il consolidamento della figura del Veterinario Aziendale responsabile sanitario dell’allevamento. Inoltre l’incremento numerico della compagine Veterinaria pubblica, in evidente contrasto con l’assetto presente negli altri paesi dell’Unione Europea, una qualche perplessità ce la crea. Punto 7. Espandere le competenze e il mercato del lavoro di tutti i Medici Veterinari: Condividiamo la necessità di una adeguata preparazione professionale quale strumento per accreditare ulteriormente il nostro ruolo e per tutelare la categoria dall’aggressione di professioni affini nei confronti delle nostre attuali competenze. L’esercizio abusivo della professione veterinaria è però una questione facilmente risolvibile, o perlomeno significativamente limitabile, dal semplice controllo attento e puntuale sulla distribuzione ed utilizzo del farmaco veterinario dagli Organi a ciò deputati. In questo senso va la proposta, che abbiamo inserito fra gli obiettivi prioritari del nostro Sindacato, per l’informatizzazione e trasmissione agli Organi di controllo dei dati relativi alle prescrizioni di farmaco veterinario, al fine di assicurare maggiore trasparenza al sistema. E’ altrettanto auspicabile una più attenta e competente verifica da parte degli stessi Organi sui piani di autocontrollo predisposti negli impianti interessati dall’applicazione D.Lgs 155/97, per evitare la larga diffusione di protocolli fotocopia, poco aderenti ai reali processi che si svolgono nelle singole strutture. Premessa indispensabile per l’inserimento operativo in tale contesto di una cospicua compagine veterinaria, adeguatamente preparata, così come indicato fra i nostri obiettivi prioritari ai quali si rimanda. Nel documento conclusivo del Congresso del S.I.Ve.M.P. non si manifestano le posizioni del Sindacato dei Veterinari Pubblici sulla questione Università, come invece più volte espresse da autorevoli rappresentanti dello stesso e che sappiamo influire pesantemente sulla nostra professione. Ugualmente mancano richiami alla collaborazione con i Veterinari ll.pp. nei programmi di lotta al randagismo, controllo delle zoonosi, implementazione delle reti di epidemiosorveglianza e completamento dell’anagrafe animale, e soprattutto il nostro coinvolgimento nell’individuazione e l’applicazione uniforme di norme e/o procedure a carattere generale e locale e per la gestione di tutte le problematiche presenti ed emergenti, attuato nel pieno rispetto della nostra dignità e del ruolo che ricopriamo. Indubbiamente questa mozione intende rappresentare il punto di partenza per aprire la discussione interna alla categoria e quindi il S.I.Ve.M.P. pone sul piatto della bilancia quante più aspirazioni possibili, contemplando la necessità di addivenire, attraverso una trattativa, ad una soluzione finale di compromesso, accettabile per tutti i partecipanti e rispettosa delle esigenze dell’utenza (clienti, produttori e consumatori). In tal senso, pur non condividendole, possiamo anche tollerare la gratuità di certe affermazioni e la posizione generale espressa dal S.I.Ve.M.P., come altrettanto trova giustificazione il tono del nostro intervento in proposito. Siamo pertanto consapevoli del lavoro che ancora ci attende per la definizione di un progetto comune di riorganizzazione e valorizzazione della categoria, per il quale stiamo da tempo adoperandoci, e delle difficoltà che si andranno ad incontrare nella successiva applicazione a livello locale, tenendo conto delle difformi situazioni esistenti sul territorio nazionale. Emblematica, in proposito, è l’anacronistica posizione del collega Battaglia (Segretario Regionale del S.I.Ve.M.P. della Lombardia) che continua a reclamare la necessità dell’esercizio dell’attività libero-professionale di tipo clinico da parte della Veterinaria Pubblica, motivandola con l’esigenza di un continuo aggiornamento diagnostico, al fine di svolgere al meglio la propria funzione. Ebbene informiamo il collega Battaglia ed altri ancora che ne condividono il bisogno, della disponibilità espressa da colleghi ll.pp. della Regione Lombardia e di altre Regioni Italiane, per un affiancamento a scopo didattico al fine di soddisfare le esigenze manifestate. Invitiamo pertanto tutti i colleghi Dipendenti del S.S.N., interessati all’aggiornamento, a contattare la Sede Nazionale del S.I.Ve.L.P. ed in tempi ragionevoli saremo in grado di organizzare interventi specifici per soddisfare le richieste pervenute. Nel caso in cui Battaglia persista nella sua posizione, saremo costretti ad avanzare una richiesta alla Regione Lombardia per permettere ai Veterinari ll.pp. di svolgere, periodicamente e con adeguata retribuzione, funzioni di controllo e vigilanza, proprie del Servizio Veterinario Pubblico, al fine di migliorare la loro preparazione allo svolgimento dell’attività di assistenza alle aziende con l’obiettivo di ottimizzare la corrispondenza del sistema produttivo zootecnico alle normative in vigore. Battute a parte, ben altro ci aspettiamo da colleghi incaricati di rappresentare sul territorio il Sindacato dei Veterinari Pubblici Dipendenti! Dal 20 al 22 di giugno 2002 si è svolto ad Asti il Congresso Nazionale del S.I.Ve.M.P. – Sindacato Italiano Veterinari di Medicina Pubblica – (per ragioni di spazio non siamo in grado di riportare in questa pubblicazione lo sviluppo completo dei punti specifici, presente comunque nel nostro sito www.sivelp.it, al quale si rimanda coloro che desiderano approfondire la questione – ndr). Partecipando alla costituzione ed all’attività dell’U.V.I. (Unione Veterinari Italiani) ci siamo impegnati in confronti con il vertice del S.I.Ve.M.P., con esponenti del mondo Universitario, e con rappresentanti degli operatori dei settori di competenza veterinaria per individuare gli strumenti in grado di rilanciare la nostra professione ed assicurare un indispensabile respiro occupazionale e di redditività alla categoria, anche attraverso l’apertura di nuovi spazi di lavoro in ambiti che fino ad oggi hanno registrato una scarsa presenza della componente veterinaria. Durante questi confronti abbiamo sempre posto delle precise e chiare condizioni che per noi costituiscono obiettivi fondamentali ed irrinunciabili: – l’ufficializzazione ed il consolidamento della figura del Veterinario Aziendale l.p., responsabile della gestione sanitaria dell’allevamento (attraverso l’applicazione concordata ed uniforme su tutto il territorio nazionale del D.Lgs. 196/99 e del D.Lgs. 336/99); – la semplificazione degli adempimenti riguardanti la prescrizione e la gestione del farmaco veterinario (con l’utilizzo di procedure informatizzate per la trasmissione dei dati), per assicurare al sistema maggiore controllabilità e per ridurre, di conseguenza, l’incidenza del mercato nero del farmaco ed il fenomeno delle prescrizioni selvagge; – la riduzione ed un più attento controllo dell’attività libero professionale ove esercitata dai colleghi dipendenti del S.S.N.; – il coinvolgimento del veterinario l.p. nell’individuazione ed attuazione dei programmi di lotta al randagismo, controllo delle zoonosi, implementazione delle reti di epidemiosorveglianza e completamento dell’anagrafe animale; – la revisione del sistema Universitario, con la riduzione del numero degli iscritti, l’impulso all’attività di Specializzazione post-laurea ed una migliore articolazione delle cliniche universitarie con le strutture private del territorio; – l’ampliamento degli ambiti di intervento per la categoria ed in particolare nelle filiere alimentari interessate dall’applicazione delle procedure di autocontrollo o alla certificazione di qualità, favorito da una preparazione adeguata della classe veterinaria in proposito (realizzabile attraverso interventi compartecipati di entrambe le componenti) e da un più attento controllo esercitato dal personale competente nei confronti del marasma attualmente esistente. Il tutto nel rispetto delle reciproche competenze e delle norme, attualmente in vigore, non ostative all’attività dei colleghi dipendenti del S.S.N. nella formazione e aggiornamento degli operatori interessati; – il confronto permanente ed a tutti i livelli per l’individuazione e l’applicazione uniforme di norme e/o procedure a carattere generale e locale e per la gestione di tutte le problematiche presenti ed emergenti, attuato nel pieno rispetto della nostra dignità e del ruolo che ricopriamo; – l’avvio della riorganizzazione del sistema veterinario italiano, attraverso il coinvolgimento di tutti i colleghi e la loro larga condivisione, per evitare l’imposizione di soluzioni dall’alto, non corrispondenti alla nostra realtà nazionale ed alle nostre esigenze. Dalla lettura del principale documento conclusivo del Congresso di Asti, durante il quale hanno trovato approvazione altre tre mozioni di minore rilevanza, emergono posizioni decisamente contrastanti con quanto precedentemente manifestato e che richiedono chiarimenti opportuni da fornirsi nelle sedi adeguate. Passiamo comunque all’analisi dettagliata del documento: Punto 1. Affermare il ruolo della medicina veterinaria nella gestione sanitaria delle filiere zooeconomiche e di tutte le questioni che riguardano gli animali: L’importanza di affermare e divulgare il ruolo svolto dalla veterinaria in tutti gli ambiti in cui si articola la nostra attività è sicuramente un fattore di primaria necessità per definire, sviluppare e presidiare le nostre competenze dal pericolo incombente di incursione da parte di categorie professionali a noi affini. Il richiamo alla funzione centrale del veterinario, non solo nella gestione sanitaria, ma anche e soprattutto nella tutela del benessere animale (componente questa che deve entrare a far parte del bagaglio culturale e professionale del veterinario), è un elemento determinante per dare forza e consistenza alla nostra attività. Condividiamo pertanto questi aspetti, così come la necessità di documentare maggiormente la nostra attività, sempre che si riesca ovunque a convincere il cliente a riconoscerci il compenso adeguato. Non è una novità. Esistono già realtà zootecniche in cui stiamo sviluppando questa funzione, occupandoci della gestione sanitaria aziendale, documentando la nostra attività ed orientando i nostri sforzi sulla prevenzione. Per una sua larga diffusione è però necessario il sostegno da parte dei colleghi dipendenti o perlomeno che non pongano ostacoli. Punto 2. Ribadire unitariamente l’appartenenza della medicina veterinaria preventiva alla sanità pubblica, inserita nelle funzioni del Servizio Sanitario Nazionale e del Ministero della salute: Non intendiamo contestare tale affermazione. Ci dispiace però che il richiamo alla valenza della funzione del Veterinario l.p. nel sistema di prevenzione a tutela della salute pubblica sia rivolto esclusivamente alla segnalazione al Servizio Veterinario Pubblico in caso di constatazione o sospetto di malattia infettiva soggetta a denuncia, dimenticando tutte le altre funzioni in tal senso che il Veterinario l.p. svolge sia nel comparto zootecnico sia nell’assistenza agli animali d’affezione. Così come nessun cenno viene rivolto agli adeguamenti indispensabili al Regolamento di polizia veterinaria, che, pur dovendo mantenere come presupposti fondamentali la tutela della salute pubblica e la salvaguardia degli stessi animali nei confronti dell’insorgenza di malattie a carattere infettivo e diffusivo, deve altrettanto evitare penalizzazioni ingiustificate al sistema produttivo nazionale. Di qui la necessità di avviare un confronto permanente fra le due componenti della categoria per individuare e rendere applicabili norme e procedure per la gestione delle emergenze sanitarie, se non vogliamo che si ripeta quanto accaduto per la BSE., dove i sistemi di sorveglianza attiva e passiva hanno mostrato forti limiti. Punto 3. Identificare e promuovere il ruolo del veterinario libero professionista aziendale nella filiera delle responsabilità di management economico e sanitario delle aziende zootecniche: Punto 4. Ribadire il ruolo esclusivo del Veterinario Ufficiale del SSN nell’organizzazione e gestione delle reti di epidemiosorveglianza sugli allevamenti e sulle produzioni animali e nell’assolvimento delle attività di cui al DLgs 196/99 per gli allevamenti bovini e suini: Punto 5. Definire portata e limiti del diritto del Veterinario Dipendente all’esercizio della libera professione: L’analisi di questi tre punti non può essere effettuata separatamente perchè, integrandosi a vicenda, ci costringerebbero a ripetizioni e richiami continui. Tralasciamo le facili polemiche sulla valutazione generalizzata operata nei confronti del comportamento dei Veterinari ll.pp., in merito alla tutela della salute pubblica (che di conseguenza giustificherebbe ulteriormente l’incompatibilità assoluta dell’esercizio della libera professione da parte del Veterinario dipendente del S.S.N.), al cui riguardo basterebbe citare una serie di casi, ampiamente documentati e quindi verificabili, di mancato intervento da parte di esponenti della veterinaria pubblica in merito alla segnalazione di colleghi ll.pp. sull’insorgenza di malattia soggetta a denuncia o di diffusione di malattie contagiose per gli animali causate dal mancato riconoscimento e dello svolgimento di attività libero professionale da parte di dipendenti. Ci soffermiamo invece sull’esclusiva competenza del Veterinario Ufficiale del S.S.N. nell’organizzazione e gestione delle reti di epidemiosorveglianza sugli allevamenti e sulle produzioni animali e nell’assolvimento delle attività di cui al D.Lgs 196/99 per gli allevamenti bovini e suini, come esplicitamente reclamato al punto 4. della mozione Congressuale, e sull’intenzione manifestata al punto 5. di limitare la sfera delle incompatibilità (in altre parole concedere maggiori opportunità) per l’esercizio della libera professione da parte del Veterinario dipendente, rispetto a quanto previsto dalla normativa attualmente in vigore. Con tutta la nostra buona volontà non riusciamo a trovare una correlazione diretta fra quanto espresso ai punti 4. e 5. e le affermazioni contenute al punto 3., ovvero promuovere, anche se come male necessario, il ruolo del veterinario aziendale l.p., quale responsabile della gestione sanitaria dell’allevamento. Ci corre comunque l’obbligo di una precisazione: abbiamo in passato ripetutamente affermato che la Direttiva UE 97/12 ed il suo recepimento nazionale (D.Lgs. 196/99) rappresentano un vestito non appositamente confezionato per il nostro paese, oltretutto non è nostra intenzione favorire la nascita di una sanità parallela, gestita da Enti o Istituzioni di estrazione non Veterinaria. Ciò non toglie che si possa in ogni caso utilizzare tale strumento, con gli opportuni accorgimenti, concordati fra le parti, per assicurare un salto di qualità al servizio reso in toto dalla nostra categoria al comparto delle produzioni zootecniche. L’eventuale irrigidimento sull’esclusiva competenza della compagine Veterinaria pubblica in tale funzione, al di là delle disquisizioni su virgole e congiunzioni, contenute nel D.Lgs 196/99, rappresenta una chiara scelta di campo che, per rispondere efficacemente alle aspettative della società, non può e non deve più conciliarsi con l’esercizio della libera professione da parte dei colleghi dipendenti dal S.S.N., perlomeno nel comparto zootecnico. Quando si fanno delle precise scelte di campo e la posta in gioco è rappresentata dalla salute di tutti i cittadini, compresa la nostra e quella dei nostri familiari, non si possono tollerare commistioni di ruoli e scambi di maglie. Il S.I.Ve.L.P non ha mai e poi mai espresso l’intenzione di sostituire, con l’ufficializzazione della figura del veterinario riconosciuto o del veterinario aziendale, il ruolo e le funzioni della Veterinaria pubblica. Ha sempre e solo affermato la volontà e la necessità, per tutelare e sviluppare il comparto zootecnico nazionale, di elevare i livelli di sicurezza sanitaria, realizzabile unicamente con la piena collaborazione delle componenti veterinarie nel reciproco rispetto e legittimazione delle competenze di entrambe. Elementi questi indispensabili per fornire assolute garanzie di sicurezza sanitaria ai prodotti alimentari di origine animale, indirizzati a consumatori sempre più esigenti ed informati. Per quanto riguarda invece l’esercizio della libera professione dei dipendenti nel settore degli animali d’affezione, riteniamo immorale e paradossale l’utilizzo di risorse pubbliche per allestire strutture veterinarie presso le A.S.L. al fine di erogare servizi in concorrenza con le strutture private del territorio, le quali coprono già ampiamente le esigenze dell’utenza. Sarebbe quindi corretto e decoroso per la categoria che il collega dipendente del S.S.N., interessato ad esercitare la libera professione in questo settore, rinunciasse all’indennità e svolgesse la sua attività in extramoenia, al di fuori dell’orario di lavoro e nel rispetto delle incompatibilità, in corretta e paritaria concorrenza con le altre strutture del territorio, facendosi carico direttamente dei costi di allestimento e conduzione della propria struttura. Punto 6. Riaffermare il rifiuto di qualsiasi forma di esternalizzazione o privatizzazione delle attività di Sanità Pubblica Veterinaria: Non intendiamo mettere in discussione una scelta coerente con quanto esposto ai punti precedenti e sulla quale ci siamo già espressi. Riteniamo però che alcune funzioni svolte dal Servizio Veterinario Pubblico, quali ad esempio le attività di risanamento, possano essere demandate a Veterinari convenzionati ed adeguatamente retribuiti, questo per contenere la spesa pubblica e, nel contempo, consentire una maggiore presenza in azienda dello stesso Veterinario che si occupa anche dell’assistenza e quindi il consolidamento della figura del Veterinario Aziendale responsabile sanitario dell’allevamento. Inoltre l’incremento numerico della compagine Veterinaria pubblica, in evidente contrasto con l’assetto presente negli altri paesi dell’Unione Europea, una qualche perplessità ce la crea. Punto 7. Espandere le competenze e il mercato del lavoro di tutti i Medici Veterinari: Condividiamo la necessità di una adeguata preparazione professionale quale strumento per accreditare ulteriormente il nostro ruolo e per tutelare la categoria dall’aggressione di professioni affini nei confronti delle nostre attuali competenze. L’esercizio abusivo della professione veterinaria è però una questione facilmente risolvibile, o perlomeno significativamente limitabile, dal semplice controllo attento e puntuale sulla distribuzione ed utilizzo del farmaco veterinario dagli Organi a ciò deputati. In questo senso va la proposta, che abbiamo inserito fra gli obiettivi prioritari del nostro Sindacato, per l’informatizzazione e trasmissione agli Organi di controllo dei dati relativi alle prescrizioni di farmaco veterinario, al fine di assicurare maggiore trasparenza al sistema. E’ altrettanto auspicabile una più attenta e competente verifica da parte degli stessi Organi sui piani di autocontrollo predisposti negli impianti interessati dall’applicazione D.Lgs 155/97, per evitare la larga diffusione di protocolli fotocopia, poco aderenti ai reali processi che si svolgono nelle singole strutture. Premessa indispensabile per l’inserimento operativo in tale contesto di una cospicua compagine veterinaria, adeguatamente preparata, così come indicato fra i nostri obiettivi prioritari ai quali si rimanda. Nel documento conclusivo del Congresso del S.I.Ve.M.P. non si manifestano le posizioni del Sindacato dei Veterinari Pubblici sulla questione Università, come invece più volte espresse da autorevoli rappresentanti dello stesso e che sappiamo influire pesantemente sulla nostra professione. Ugualmente mancano richiami alla collaborazione con i Veterinari ll.pp. nei programmi di lotta al randagismo, controllo delle zoonosi, implementazione delle reti di epidemiosorveglianza e completamento dell’anagrafe animale, e soprattutto il nostro coinvolgimento nell’individuazione e l’applicazione uniforme di norme e/o procedure a carattere generale e locale e per la gestione di tutte le problematiche presenti ed emergenti, attuato nel pieno rispetto della nostra dignità e del ruolo che ricopriamo. Indubbiamente questa mozione intende rappresentare il punto di partenza per aprire la discussione interna alla categoria e quindi il S.I.Ve.M.P. pone sul piatto della bilancia quante più aspirazioni possibili, contemplando la necessità di addivenire, attraverso una trattativa, ad una soluzione finale di compromesso, accettabile per tutti i partecipanti e rispettosa delle esigenze dell’utenza (clienti, produttori e consumatori). In tal senso, pur non condividendole, possiamo anche tollerare la gratuità di certe affermazioni e la posizione generale espressa dal S.I.Ve.M.P., come altrettanto trova giustificazione il tono del nostro intervento in proposito. Siamo pertanto consapevoli del lavoro che ancora ci attende per la definizione di un progetto comune di riorganizzazione e valorizzazione della categoria, per il quale stiamo da tempo adoperandoci, e delle difficoltà che si andranno ad incontrare nella successiva applicazione a livello locale, tenendo conto delle difformi situazioni esistenti sul territorio nazionale. Emblematica, in proposito, è l’anacronistica posizione del collega Battaglia (Segretario Regionale del S.I.Ve.M.P. della Lombardia) che continua a reclamare la necessità dell’esercizio dell’attività libero-professionale di tipo clinico da parte della Veterinaria Pubblica, motivandola con l’esigenza di un continuo aggiornamento diagnostico, al fine di svolgere al meglio la propria funzione. Ebbene informiamo il collega Battaglia ed altri ancora che ne condividono il bisogno, della disponibilità espressa da colleghi ll.pp. della Regione Lombardia e di altre Regioni Italiane, per un affiancamento a scopo didattico al fine di soddisfare le esigenze manifestate. Invitiamo pertanto tutti i colleghi Dipendenti del S.S.N., interessati all’aggiornamento, a contattare la Sede Nazionale del S.I.Ve.L.P. ed in tempi ragionevoli saremo in grado di organizzare interventi specifici per soddisfare le richieste pervenute. Nel caso in cui Battaglia persista nella sua posizione, saremo costretti ad avanzare una richiesta alla Regione Lombardia per permettere ai Veterinari ll.pp. di svolgere, periodicamente e con adeguata retribuzione, funzioni di controllo e vigilanza, proprie del Servizio Veterinario Pubblico, al fine di migliorare la loro preparazione allo svolgimento dell’attività di assistenza alle aziende con l’obiettivo di ottimizzare la corrispondenza del sistema produttivo zootecnico alle normative in vigore. Battute a parte, ben altro ci aspettiamo da colleghi incaricati di rappresentare sul territorio il Sindacato dei Veterinari Pubblici Dipendenti!

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