ECM CUI PRODEST?

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Da quest’anno parte ufficialmente il programma di Educazione Continua in Medicina, chiamato ECM.

 

In poche parole: i medici ed i veterinari saranno obbligati a partecipare a corsi e congressi, per aggiornarsi professionalmente, offrendo così all’utenza un servizio qualificato. Nell’arco di 5 anni il professionista dovrà totalizzare un certo punteggio frequentando quei corsi, quei congressi o quant’altro dia punti. La quantità dei punti sarà decisa da un’apposita commissione ministeriale. Il SIVeLP ha già espresso un suo parere ufficiale tramite un’intervista rilasciata dal suo Segretario Nazionale, Gastone Dal Monte, alla Settimana Veterinaria, ma desideriamo riprendere l’argomento per chiarire meglio la nostra posizione che, tra l’altro, ci vede in perfetta sintonia con quanto espresso dal SIVeMP per bocca del suo segretario Aldo Grasselli. Senz’altro è innegabile l’importanza dell’aggiornamento professionale, non solo per i medici veterinari ma per tutte le categorie professionali, ma per quanto concerne la sua obbligatorietà, se il discorso appare semplice per quei settori legati alla Sanità Pubblica, diventa molto complesso per ciò che riguarda il settore libero professionale. Cominciamo analizzando il vertice, ossia la commissione che determina i punteggi da acquisire nelle varie discipline sanitarie. Appare strano o perlomeno “poco delicato” per tutta la categoria Veterinaria il fatto che non sia presente alcun veterinario nella commissione; allora ci chiediamo come sarà possibile determinare i punteggi da assegnare ai vari eventi formativi? Potrà un medico o un biologo o un farmacista o un politico valutare l’importanza di un evento culturale veterinario, tanto da riuscire ad assegnargli un punteggio equo? Appare strano che la FNOVI, organo di massima rappresentatività della Veterinaria con le Istituzioni Pubbliche, vada a chiedere chiarimenti sull’ECM invece di proporsi in modo inequivocabilmente autorevole quale interlocutore, insieme ai due sindacati, su questo argomento. Evidentemente la FNOVI o è poco rappresentativa perché troppo debole, o al suo interno ci sono degli interessi che le impediscono di sollevare dubbi sulla liceità sia della commissione che degli ECM. Noi riteniamo giusto che lo Stato pretenda dai propri dipendenti il meglio che sia possibile ottenere, al fine di garantire la salute Pubblica. Per questo motivo è altrettanto giusto che lo Stato organizzi dei corsi di aggiornamento professionale che possano garantire il continuo aggiornamento del suo personale, ma è anche giusto che i costi di tali corsi non gravino sulle finanze dei colleghi dipendenti, i quali dovrebbero avere solo l’obbligo di frequentarli con profitto. Questo meccanismo di aggiornamento obbligatorio con obbligo di un certo punteggio minimo da raggiungere in 5 anni, è giustissimo nella sua concezione per quanto riguarda i dipendenti pubblici, ma assume una valenza diversa per il settore libero professionale. Infatti, riteniamo che, i liberi professionisti possano anche loro essere assoggettati all’obbligo dei corsi di aggiornamento, ma solo se titolari di convenzioni con il settore pubblico, e questo per le identiche motivazioni che riguardano i colleghi dipendenti pubblici. Ravvisiamo diversi pericoli per la categoria libero professionale che facilmente potrebbe diventare oggetto di sfruttamento, vedendosi costretta a spendere molto tempo e denaro per frequentare corsi e congressi organizzati anche da società di servizi o associazioni culturali che magari potrebbero nascere ad hoc fiutando il nuovo affare. Ci appare ineluttabile altresì procedere verso un importante obiettivo, e cioè: il riconoscimento dell’opera dei liberi professionisti. Questo potrebbe concretizzarsi con una Contratto Collettivo Nazionale di convenzione. In altre parole si potrebbe finalmente creare l’assistenza pubblica generalizzata degli animali d’affezione. La tendenza seguita dalle varie Leggi Nazionale e Regionali sugli animali d’affezione è quella di garantire il benessere animale riconoscendo i diritti degli animali. Oggi è più facile che un cittadino viaggi in un treno affollato, pigiato come una sardina, che un animale si trovi a viaggiare senza che gli siano garantiti sufficienti spazi, a norma di Legge, atti a tutelare il suo benessere. Allora che si rompano gli indugi e si crei finalmente la “mutua” per gli animali d’affezione, ed allora che ben vengano gli obblighi ECM per tutti i liberi professionisti titolari di convenzioni mutualistiche.

SIVeLP

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