Troppi veterinari: Università-FNOVI/ANMVI in polemica

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Scambio di accuse tra FNOVI e Università dopo l’ennesimo fallimento del tavolo tecnico sui tagli ai numeri dei futuri accessi a veterinaria (già denunciato da SIVeLP).
L’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR) – nel cui Consiglio Direttivo siede Massimo Castagnaro, della facoltà di veterinaria di Padova, sede in cui non sono stati mantenuti gli stessi numeri dello scorso anno – ribatte alle contestazioni: i dati scaturiscono dai vari Rapporti NOMISMA commissionati dalla Federazione stessa.
La tesi: FNOVI e ANMVI rappresentano i liberi professionisti, c’è spazio per un altro centinaio di iscritti. Infatti non tutti i veterinari sono liberi professionisti, circa il 15% sono oggi dipendenti e l’8% sono universitari.

L’assunto non è facilmente contestabile non essendo disponibili dati certi sul destino dei laureati, dati che gli stessi rapporti periodici di ALMA LAUREA non aiutano a chiarire. Mancano ad esempio numeri precisi su quanti veterinari dipendenti pubblici si avvalgano dell’esclusività di rapporto e quanto reddito ricavino dalla libera professione quelli che la esercitano. Non tutti i veterinari italiani sono iscritti agli albi professionali; non tutti coloro che scelgono l’esclusività di rapporto dipendente potrebbero essere coerenti con la scelta; non vi è separazione di ruolo controllore-controllato; gli stessi universitari non esercitano in molti casi solo per l’Accademia. Nemmeno tutti coloro che fanno i veterinari sono veterinari, vuoi per l’abusivismo, vuoi per il parziale sdoganamento di corsi di laurea e “master” che offuscano i confini degli ambiti professionali.

Vi è dunque una consistente quota di sconfinamento, reale e misconosciuta, tra l’esercizio della professione alle dipendenze dello Stato e gli ambiti propri della libera professione. Sconfinamento a volte fiscalmente corretto a volte meno, anche perché gli indicatori di reddito (studi di settore ecc.) sono congegnati in modo tale da rendere un dipendente sempre congruo in quanto “coperto” dal reddito fisso, il che non vale per chi vive esclusivamente di partita IVA. Paradossalmente a chi è dipendente dello Stato viene chiesto conto assai poco della sua eventuale attività sul mercato libero, sempre che sia legittima.

Almeno ai tavoli istituzionali ci vorrebbe chiarezza per capire chi rappresenta FNOVI (cui sono iscritti anche i dipendenti del SSN) e chi rappresenta ANMVI, che non prevede alcuna iscrizione ma solo “precettazione automatica” di tutti i partecipanti alle sue società scientifiche (comprese quelle di dipendenti pubblici).
A parte la querelle, resta la dura realtà del reddito da fame dei laureati, che sembra non importare molto a nessuno.

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