Il paradosso del farmaco veterinario

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Il medico di famiglia che prescrive un farmaco è tenuto a contribuire alla riduzione dei costi farmaceutici,

e perciò a ricettare il principio attivo. Il recente decreto legge sui farmaci off-label promuove l’uso delle molecole efficaci ma meno costose.

In medicina veterinaria, invece, le norme si indirizzano in senso opposto e contrario. Una direttiva UE, forse tarata più sul veterinario pratico del Nord Europa, che sulle basi scientifiche del nostro sistema formativo, prevede in sostanza di fare quello che è scritto sulla scatola! La direttiva per la verità, riporta il cosiddetto “meccanismo della cascata”, condivisibile sul piano teorico ma inadeguato alle esigenze reali, se applicato nel senso più restrittivo.

Il testo, recepito dal d.lgs. 193/06, così recita a proposito della ricetta per animali da compagnia:

Art. 10.

Uso in deroga per animali non destinati alla produzione di alimenti

Ove non esistano medicinali veterinari autorizzati per curare una determinata affezione di specie animale non destinate alla produzione di alimenti, il veterinario responsabile puo’, in via eccezionale, sotto la sua diretta responsabilità ed al fine di evitare all’animale evidenti stati di sofferenza, trattare l’animale interessato:

a) con un medicinale veterinario autorizzato in Italia per l’uso su un’altra specie animale o per un’altra affezione della stessa specie animale; b) in mancanza di un medicinale di cui alla lettera a): 1) con un medicinale autorizzato per l’uso umano. In tal caso il medicinale può essere autorizzato solo dietro prescrizione medico veterinaria non ripetibile; 2) con un medicinale veterinario autorizzato in un altro Stato membro dell’Unione europea conformemente a misure nazionali specifiche,

per l’uso nella stessa specie o in altra specie per l’affezione in questione, o per un’altra affezione; c) in mancanza dei medicinali di cui alla lettera b), con un medicinale veterinario preparato estemporaneamente da un farmacista in farmacia a tale fine,
conformemente alle indicazioni contenute in una prescrizione veterinaria.

 

Vi è un interesse generale nel mantenere questa impostazione? No, a parere di molti, se parliamo di animali che non rientrano nelle categorie destinate a produrre alimenti.

Le norme penalizzano i proprietari, rendendo impossibile l’accesso a terapie con principi attivi e/o formulazioni identiche e più economiche.

Rendono difficile l’accesso ai farmaci meno comuni, che nelle realtà periferiche possono essere distribuiti anche con giorni di ritardo.

Costringono il Veterinario ad usare farmaci veterinari per una determinata affezione che potrebbero essere superati da recenti acquisizioni scientifiche e ne limitano la libertà di decidere secondo scienza e coscienza.

Escludono il concetto stesso di terapia meno costosa, una volta esplicitamente contemplato dal codice deontologico.

Espongono il veterinario a burocrazia, complicazioni ed interpretazioni a volte persino grottesche; come nel caso di farmaci registrati per una determinata affezione e per specie diversa, che non sono assolutamente indicati per l’animale in terapia.

Implicano controlli e controllori di cui pare difficile inquadrare la pubblica utilità, se non in stretta referenza alla norma.

Aumentano la spesa sanitaria dello Stato che si prende cura, attraverso il Sistema sanitario nazionale, di milioni di animali che passano o sono ricoverati in strutture finanziate da fondi pubblici.

Se la ratio della norma è quella di “tracciare” il farmaco non si vede perché la ricetta (obbligatoria anche in caso di principio attivo ad uso umano) non abbia uguale valore; se si tutela l’animale, il dosaggio del principio attivo (e non il prodotto commerciale) è quanto riporta ogni trattato di farmacologia o terapia; se si deve combattere l’antibiotico-resistenza, resta in vigore la norma che vieta di usare per animali farmaci immessi in commercio da meno di 5 anni.

Probabilmente una “liberalizzazione” renderebbe più trasparenti le cose, chissà…

Per ora, dal canto nostro, ci limitiamo a chiederci a chi giova tutto questo!

Angelo Troi – Segretario SIVeLP

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