I veri numeri dei tagli a veterinaria

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Secondo Repubblica entreranno a veterinaria  ben  717 veterinari, solo il 7 % in meno dello scorso anno. Siamo dunque abissalmente lontani dal “fabbisogno zero” che da anni la categoria “sembra” invocare.  Ma anche da presunti accordi per 500 posti, fatti circolare nei mesi scorsi. E questi numeri si riferiscono solo a Veterinaria, che ricordiamolo conta  ancora 13 facoltà in senso stretto più una anomala (UDINE in cui sono attive solo specializzazioni). La Germania con i suoi  80 mln  di abitanti ha 5 facoltà.

Ci sia concesso di dire che la riduzione dei posti  a veterinaria, coerente con un mercato saturo e prospettive reddituali puntualmente confermate tra le più basse, “sembra” essere invocata da tutti ma in realtà gli interessi in ballo sono enormi. Abbiamo quasi una facoltà per Regione, in certe anche 2, e difficilmente le Regioni, interpellate dal MIUR sui fabbisogno, potranno dare numeri che  rischino anche solo lontanamente di mettere in discussione  le sedi universitarie (che peraltro si stanno gia da anni attrezzando con corsi di laurea paralleli, che non entrano nel computo dei posti a veterinaria). C’è poi il  calcolo assurdo dei posti pubblici, basato su dati di uscita per pensionamento dalle Aziende Sanitarie ma che parrebbe evidentemente insostenibile data la riduzione e concentrazione delle produzioni animali ed i tagli nel settore degli animali da compagnia (basati sull’eterna emergenza dell’apparentemente irrisolvibile problema del randagismo cronico).

A ben pensarci i tagli non gioverebbero poi molto neanche a chi beneficia direttamente dal sostanzioso contributo dei nuovi iscritti:  sarebbe ridotto il budget di tutto il sistema ordinistico  e previdenziale, insieme al mercato florido della veterinaria low-cost. Infatti i nuovi laureati, come SIVELP denuncia da tempo, sono manodopera a basso prezzo per il mercato del lavoro ma anche futuri utenti di servizi e corsi e beni su cui si basa l’esistenza economica di certi soggetti che si fingono paladini della categoria.

Finora la spending review è stata solo un marasma di annunci, anzi in certi campi i veterinari hanno pure perso le loro competenze, perchè di volta in volta e secondo regole apparentemente dettate dalla pura convenienza economica di chi ne beneficia, si è attinto a qualsiasi alveo pur di continuare a lucrare, formando o sdoganando altre figure che fanno il nostro lavoro.

Almeno fintanto che quell’80% di liberi professionisti a reddito da fame non aprirà  gli occhi, accorgendosi delle prese in giro.

Angelo Troi – SIVeLP

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