Ricetta elettronica veterinaria: grande soluzione?

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Ricetta elettronica veterinaria: grande soluzione?

Siamo i primi in Europa a prevedere un obbligo di ricetta elettronica veterinaria ed il messaggio all’opinione pubblica è incentrato sulla soluzione del problema antibiotico-resistenza. Eppure i farmaci veterinari non sono tutti antibiotici e in altre nazioni europee (es. Francia) si conviene di non “forzare” terapie con antibiotici di umana appena scoperti, in caso di batteri antibiotico multi-resistenti e molto ci sarebbe da riflettere sull’uso di antibiotici nei selvatici, quando vivono liberi nell’ambiente.

Non siamo tra i fornitori di dati ufficiali al rapporto OMS su farmaco resistenza (GLASS) e paiono non esistere preoccupazioni portate all’opinione pubblica quando si promuove l’accesso di animali da compagnia agli ospedali, ma ” in Italia la resistenza agli antibiotici, per le specie batteriche sotto sorveglianza, si mantiene tra le più elevate in Europa” (ISS).

Ecco l’impatto del farmaco veterinario sul totale dei medicinali secondo quanto pubblicato:

Tracciare il 3% del mercato farmaceutico italiano potrebbe essere intenzione encomiabile ma lascia qualche dubbio:

  • Un costo per la sanità nazionale: la ricetta elettronica viene emessa tramite un Istituto Zooprofilattico (Teramo)
  • Un costo per il veterinario: l’informatizzazione necessita di hardware, software, tempi di prescrizione ed eventuale interazione per il cambio di ricetta
  • Un costo per l’intestatario della ricetta: evidentemente da sommare agli importi delle visite o erogare le ricette (discutibilmente) come vere e proprie “prestazioni”
  • Un costo per i farmacisti: programma diverso di archiviazione dei dati, rispetto alle ricette elettroniche di umana che sono riservate (in maniera non vincolante, cioè si può fare ricetta cartacea) a farmaci erogati dal Sistema Sanitario Nazionale (classe A)

La prescrizione veterinaria  non è un dato reale; rappresenta un’indicazione del curante che spesso il proprietario non porta a conclusione; non sempre viene poi seguita, quindi la ricetta non è un dato o un fatto certo. Per questa ragione non può e non deve essere trattata come tale. La complicazione della ricetta elettronica obbligatoria non comporta alcun vincolo di distribuzione di quanto prescrivibile. Il database ufficiale è pieno di prodotti non rinnovati, non distribuiti, non reperibili in quel preciso momento o ambito territoriale. Si tratterebbe di informare il prescrittore della mancata reperibilità di quanto riporta il sito ufficiale, da parte dell’azienda o del sistema distributivo. In assenza di queste correzioni, si finisce per lasciare il database inaffidabile.

Per le farmacie il  problema è usare un sito diverso per farmaci veterinari, con le conseguenti complessità della registrazione.

Ovviamente questo non è un problema per chi produce il farmaco veterinario. L’interesse economico di un simile obbligo parrebbe evidente, tanto quanto le posizioni dei soggetti finanziati dalle stesse aziende o chiamati a gestire l’oneroso sistema. Sarà la ricetta elettronica ad ingigantire il mercato? Forse, ma quella italiana è una realtà diversa dal resto dell’Europa e resta la possibilità che il Veterinario -data la complicazione del sistema- smetta di ricettare quanto non è assolutamente indispensabile, riducendo il rischio concreto di contestazioni formali.

Per SIVeLP la tracciabilità potrebbe essere più realistica registrando le forniture reali (ricevute e documenti di trasporto), permettendo ma non vincolando alla complicazione della ricetta elettronica, come già avviene in umana.

Angelo Troi – Segretario SIVeLP

 

 

 

 

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