Ricetta informatizzata

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Qualche mese fa, rispondendo nel forum Sivelp scrissi alcune righe a commento della proposta di informatizzare la ricetta.- Si parla molto di ricetta informatizzata e si vorrebbe fare in modo che il veterinario emetta un documento dotato di codice a barre, che lo identifichi elettronicamente come prescrittore, individuando in modo analogo la destinazione dei farmaci. Nel Paese delle “anagrafi fallite” sembra un progetto fatto per non funzionare e se non funziona, non si avrà la tracciabilità del farmaco, scopo ultimo dell’iniziativa. Sivelp ha proposto di digitalizzare i documenti di consegna (i distributori del farmaco sono già attrezzati e la cosa avrebbe costo zero). L’unica informazione da inserire sarebbe il codice aziendale. Fatto questo si potrebbe strutturare la banca dati. Ci obiettano che questo meccanismo non coprirebbe il 100% della distribuzione; noi rispondiamo che “il meglio è nemico del bene”. Se si arrivasse , con minimo sforzo, a tracciare la maggior parte, non sarebbe certo una quota numericamente rilevante quella che potrebbe sfuggire. Speriamo nel buon senso.- Dopo un periodo in cui la crisi si fa sentire, la proposta di allora, di fare in modo che i distributori di farmaci inviino il documento di trasporto in formato digitale ad un archivio, mi sembra ancora la più sensata. Aggiungerei che la priorità è certamente la sicurezza dei consumatori (e qui escludo tutto il comparto che con questa non ha nulla da spartire), ma è anche quella di non creare nuovi costi alle aziende, ed ai veterinari che ci lavorano, già strangolati dalle difficoltà della congiuntura economica. La digitalizzazione forzata sarebbe come imporre l’ABS alle auto obsolete: certamente aumenta la sicurezza, ma cozza contro il buon senso. La realtà agricola italiana è estremamente parcellizzata e quasi mai si lavora in un comodo ufficio o con la segretaria. Gli animali destinati al consumo possono essere capi cui il veterinario presta la sua opera saltuariamente e la visita non giustifica l’adozione di computer portatile e collegamento ADSL. Difficilmente si supererebbe la competenza regionale in materia, perciò si moltiplicherebbero le banche dati, vanificando l’efficienza e l’efficacia del sistema, e moltiplicando i costi. La mole di informazioni fornite dalle singole ricette potrebbe non permettere una facile ricerca delle anomalie distributive, finendo per celare i dati importanti dietro una valanga di banalità. Il sistema sarebbe impossibile da applicare nelle aree non coperte da rete ad alta capacità, o completamente scoperte. Non vi sarebbe alcuna utilità reale nel raccogliere dati relativi ad animali non destinati al consumo umano, se non la curiosità statistica, che certamente non giustifica l’investimento. Se dunque vogliamo un sistema utile e non una “boutade” mediatica, il Sindacato ha proposto una via ragionevole. Resta sempre opportuno adeguare gli strumenti normativi in modo da permettere, a chi lo desidera, di sostituire l’attuale documento cartaceo con la posta elettronica. Ma questa è una proposta che si allinea con l’informatizzazione in generale, è su base volontaria, parte dal basso,dalle esigenze dell’utente e non prevede “il grande fratello”. A.T.

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