Almalaurea

COMUNICATO STAMPA
A tutti gli organi di stampa con preghiera di pubblicazione

ALMALAUREA e i dati sugli sbocchi occupazionali per i neo laureati. E i Veterinari?

Fino a qualche anno fa la laurea in veterinaria sembrava garantire uno sbocco quasi certo nel mondo del lavoro.

Se si guardano i dati degli anni Settanta, il 90% dei Medici Veterinari aveva la possibilità di essere impiegato nelle strutture sanitarie pubbliche, potendo svolgere anche la libera professione. Allo stato attuale solo il 20% dei Medici Veterinari è dipendente nelle Unità Sanitarie Regionali e Locali, ed esiste un buon 80% di Liberi Professionisti, rappresentato in buona parte dal SIVeLP, il Sindacato Veterinari Liberi Professionisti, con redditi che si attestano in media intorno ai 15000 euro l’anno, con addirittura meno di 1000 euro al mese per i professionisti under 40.

Tutto ciò è confermato dall’Ente di Previdenza, che dati ufficiali alla mano, parla di 6.944,81 euro annui, ovvero meno di 600 euro al mese per chi ha un reddito (il 10% ha reddito zero o negativo).

Per contro, dal rapporto di ALMALAUREA, al quale si affida il sistema universitario per formulare le statistiche di orientamento, si evince un reddito netto mensile di 1200 euro a 3 anni dal titolo di studio. “Non sarà che le indagini telefoniche spingano gli intervistati a darsi un tono, ostentando magari un’ambita ricchezza che non gli appartiene?” dice il Dott. Angelo Troi, Segretario del SIVeLP, Sindacato Veterinari Liberi Professionisti.

Così Rosario De Luca nel suo libro inchiesta “Professionisti, privilegiati e parassiti” edito da Novecento Media si chiede: “Quanti sanno che un veterinario a dieci dall’abilitazione è ancora un precario? Altro che generazione mille euro!”

E pensare che il numero di Facoltà di Veterinaria in Italia è il più alto d’Europa, con ben un quarto degli atenei dell’intero vecchio Continente!

Un corso di laurea in veterinaria costa mediamente allo Stato 60.000 euro per ogni studente, oltre al contributo a carico delle famiglie. Le cliniche universitarie non sono integrate all’attività professionale pubblica, quindi si riducono a mero strumento didattico, con tutti i costi di gestione che ne derivano.  Alla luce di tutto ciò le associazioni di categoria come il SIVeLP auspicano una collaborazione stretta ed efficace con gli Atenei, al fine di rivedere e correggere la programmazione universitaria, di ridurre la dispersione delle risorse, di fissare il giusto numero di prospettive occupazionali e non dispensare false promesse a chi si accinge a intraprendere questo percorso professionale.

A conferma di quanto appena detto, il rapporto condiviso in tutti i Paesi Europei di un medico veterinario ogni 6.000 abitanti, in Italia s’impenna vertiginosamente, registrando un professionista ogni 2.000.

“Bisogna quindi indirizzare bene le risorse e costruire, con il contributo delle Associazioni di categoria professionale, un giusto futuro agli studenti universitari, evitando esuberi di laureati che faticheranno a trovare un lavoro soddisfacente e un reddito dignitoso per un professionista” conclude il Dott. Troi.

 

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