Veterinari. Professionisti inutili.

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Confesso che ho qualche perplessità sulle previsioni a lungo termine;

persino il meteo, pieno di modelli matematici e di elaboratori statistici, quando azzarda previsioni oltre le due settimane ha la stessa significatività statistica di aruspici e vaticini. Figuriamoci se riusciamo a vedere il futuro in una società in tumultuoso e contraddittorio cambiamento (chi ha letto Michele Serra su L’Espresso n.10/2015 avrà avuto qualche dubbio su Dudù ed il suo proprietario, animalista in Italia e cacciatore di orsi in Russia!!). Tuttavia è innegabile che il veterinario si occupa di animali, possibilmente da gestire e curare con un minimo di ritorno economico, perché è abbastanza improbabile prevedere che trentamila e più colleghi possano, nei prossimi decenni, librarsi nei cieli in aeroplano come il mitico veterinario terapeuta dei canguri (dei telefilm). Sempre che si capisca ancora chi è “veterinario“, perchè tra la laurea (dr. in medicina veterinaria), e le condizioni per esercitare la professione (medico veterinario), una differenza netta non è mai stata sancita ed ai cittadini/utenti non è dato nemmeno percepire che esista. Tra un rapporto nomisma e l’altro -commissionati forse per indicarci profeticamente LA VIA- siamo riusciti a scaricare l’immagine del buiatra dell’Amaro, sprezzanti e ansiosi di prendere le distanze da odori e sapori che poco si confacevano a camice lindo e sale “sterili” delle moderne strutture. Risultato: il veterinario non è più quello dell’Amaro M., ma non abbiamo i soldi per spiegare a qualche medico e politico che le sale chirurgiche sterili non esistono quasi nemmeno in umana (al massimo avremo procedure di sterilizzazione), e che un animale sterilizzato significa “castrato” e non messo in autoclave.

I posti di lavoro? Eravamo riusciti ad avere dei veterinari che si occupassero del welfare animale nei laboratori di ricerca, ma oggi seguiamo l’onda che li vuole chiudere. Oppure, democraticamente, teniamo una società scientifica che si occupa di animali da laboratorio sotto la stessa sigla che faceva spot pubblicitari con chi li vuole morti (i suddetti veterinari, non gli animali da laboratorio). Ci indignamo per l’Orso Daniza (contro il veterinario “peccatore”) senza capire di essere strumentalizzati da sostenitori della chiusura di circhi, zoo e allevamenti, posti di lavoro certi per molti veterinari preparati che si occupano di esotici.

Troveranno tutti lavoro a tele-anestetizzare orsi? Ce lo auguriamo.

Combattiamo per i veterinari aziendali, ma non ci accorgiamo della crociata contro gli allevamenti. Forse seguiremo anche lì le sorti di chi si occupava di garantire la salute degli animali da laboratorio.

L’Animale da Compagnia resta il nostro grande bacino d’utenza. In nome del politically-correct in quel settore siamo pronti a sacrificare tutti gli altri, magari lasciando andare nel tritacarne anche i pubblici, sempre più denunciati ed incriminati. Peccato che poi ci chiedano di esercitare pro-bono, mentre tutto quanto ha attinenza con l’economia del settore è in odore di inquisizione. Complicazioni e regole, insieme al proliferare di contenziosi, stanno rendendo impossibile l’esistenza ai coraggiosi proprietari di animali superstiti; molti giurano di non volerne più. Intanto i segnali macro-economici non indicano tendenze tanto rosee, la curva di crescita degli animali domestici si arresta e giganti dell’economia virtuale, come il sito pets.com, che illusero molti nel mercato esplosivo degli animali da compagnia, è stato un flop clamoroso, risultando campione negativo del Nasdaq.

Vogliamo lavoro per i veterinari? Non lo avremo se spariranno gli animali e le economie connesse; cerchiamo di farcene una ragione. Pensiamo alle conseguenze di come ci schieriamo ed isoliamo chi sostiene posizioni irrazionali ed anti-veterinarie, siano essi pubblici o privati. Il Sindacato difende l’occupazione ed il reddito, cercando la coerenza. Cosa impossibile per chi finge di unire tutte le sigle e le posizioni, ma in realtà porta avanti solo quelle che recano maggior vantaggio alla “regia” (nemmeno tanto occulta).

Gli animaletti di pezza si fanno curare dalle barbie veterinarie.

Angelo Troi

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