L’Industria spiegherebbe così il costo dei farmaci veterinari

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Non che il nostro Sindacato avesse messo in discussione il costo del farmaco veterinario, nel suo comunicato diffuso dalle Agenzie di Stampa: immaginiamo segua le logiche della libera concorrenza che l’Europa impone!

Eppure l’intervento della Pres. AISA, dott.ssa Chiara Durio (leggi qui newsletter 20/2014), laureata in economia e commercio presso l’Università La Sapienza di Roma, specializzata in marketing, merita di essere letto con attenzione.   Illustra i meccanismi del costo del farmaco veterinario, non noti a tutti, e ci offre qualche altro spunto per proporre adeguamento normativo.

Ad esempio, evidenzia come sia richiesta valutazione di “ecotossicità ambientale” per farmaci destinati a qualche milione di cani e gatti, mentre la stessa garanzia non sarebbe imposta alle terapie per 60 milioni di cittadini!

Approviamo; è un altro paradosso da correggere. Si applichi anche al resto della farmaceutica (o a nessuno)!

SIVeLP vorrebbe semplificazione nel settore degli animali da compagnia, a vantaggio dei cittadini e della collettività, con piena consapevolezza delle differenze e peculiarità del settore alimentare. In quel settore tracciabilità e sicurezza sono importantissime; meno comprensibili risultano gli adempimenti burocratici negli animali da compagnia, con i relativi -continui- costi che generano.

Ovviamente chiediamo libertà di prescrivere ed applicare terapie e principi attivi di cui il medico veterinario è consapevole almeno quanto il medico di famiglia.

Se dunque l’iter di registrazione di un antipulci per gatti risulta più complesso ed oneroso di un presidio qualsiasi di umana, si intervenga: da qualche parte c’è qualcosa che non quadra. Se il costo in umana è “contingentato” non troviamo scandaloso che i proprietari di animali ne possano approfittare; sicuramente le aziende sanno fare bene i loro conti ed il margine di guadagno lo hanno già accantonato preventivamente. In più non vi è nessun costo per il Sistema sanitario: è il proprietario a pagare l’intero prezzo di fustella, non la mutua.

Comprendiamo benissimo i costi derivanti da diverse formulazioni, dosaggi, appetibilità, anche se in pediatria ci sono formulazioni diverse, diversi dosaggi, diversi eccipienti, diversa aromatizzazione… a partire dal più banale sciroppo per bambini. Eppure a volte abbiamo quasi l’impressione che cambi solo la confezione.

Comprendiamo i costi della ricerca in Italia, peraltro quasi scomparsa per le norme restrittive introdotte per la ricerca scientifica, che la renderebbero di fatto impraticabile per gli animali da compagnia nel nostro Paese. Eppure sul bugiardino della maggior parte dei presidi che usiamo per curare gli animali si legge che il farmaco è prodotto all’Estero (probabilmente dove tutte le multinazionali trovano più conveniente produrre), e solo l’A.I.C. (autorizzazione all’immissione in commercio) potrebbe essere nazionale.

Comprendiamo pure le ragioni dell’economia di scala, anche se nel settore delle produzioni animali ed in particolare degli allevamenti intensivi il discorso andrebbe (forse) ribaltato. Probabilmente la maggiore diffusione dei farmaci veterinari potrebbe ridurne i costi, ma non li contestiamo. Registriamo comunque il dato di fatto che farmaci particolari, che sono quasi senza concorrenza, anziché diminuire il loro costo nel tempo e con la maggiore diffusione ed il conseguente ammortamento dell’investimento iniziale, lo incrementano (ad es. un noto prodotto per la prevenzione della filaria ha registrato aumenti da 425 € a 482 € a confezione in soli 2 anni, con un’inflazione ai minimi storici!).

Capiamo che ci parlino di differenze stratosferiche tra farmaco veterinario e umano, ma non raccontate le favole della differenza di peso. Ci sono sempre state razze di cani che pesano quasi un quintale (come un “cristiano“), ed altre di meno di un chilo. Orsù siamo seri; dovremmo vantarci di saper fare un dosaggio?

Logiche di mercato -direbbero gli esperti di marketing- e SIVeLP non le pone in discussione. Ma chiede, proprio perchè Sindacato, che il medico veterinario sia trattato da professionista quando prescrive, ed i cittadini (e lo Stato) possano accedere alle cure disponibili più convenienti.

Con pieno rispetto delle logiche del mercato, delle multinazionali del farmaco, dei moltissimi paladini degli animali che non si sono accorti di queste criticità (solo pochi ne parlano), dei consumatori che battagliano per la concorrenza, di leggi restrittive e punitive nei confronti dei soliti noti, di chi fa finta di niente…

Angelo Troi – SIVELP

www.sivelp.it

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