Le tesi congressuali

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Le tesi del Congresso Nazionale Mondo del lavoro Il particolare momento che sta attraversando il settore veterinario non ci fa certamente dormire sonni tranquilli. Con l’avvento della BSE il settore buiatrico, sia da carne che da latte, ha vissuto forse il suo periodo peggiore da decenni a questa parte. I consumi di carne …

Le tesi del Congresso Nazionale Mondo del lavoro Il particolare momento che sta attraversando il settore veterinario non ci fa certamente dormire sonni tranquilli. Con l’avvento della BSE il settore buiatrico, sia da carne che da latte, ha vissuto forse il suo periodo peggiore da decenni a questa parte. I consumi di carne bovina si sono drasticamente ridotti di oltre il 50%, in conseguenza soprattutto dei contrastanti ed allarmanti messaggi che al consumatore sono piovuti dai media e dai rappresentanti del Governo nazionale, e anche se ultimamente si segnala una certa ripresa, rimangono di gran lunga inferiori rispetto allo stesso periodo delle annate precedenti. Nella buiatria da latte il problema si è inserito, in maniera oltremodo violenta, all’interno di un sistema già alle corde per l’interminabile questione delle quote e del prezzo del latte, mentre le soluzioni prospettate, dall’abbattimento totale dei capi, nelle aziende con un positivo, alla rottamazione dei capi adulti, non sono certamente intervenute a portare serenità al settore e a migliorare il rapporto fra produzione e consumo. Fra gli altri settori produttivi, quello avicolo si è trovato alle prese con l’epidemia di influenza aviare e ha quindi dovuto affrontare a sua volta una situazione delicata, alla stregua della BSE per il settore bovino, quello ovi-caprino pur riscontrando segnali positivi, in particolare nella produzione degli agnelli destinati alla macellazione, non ha assunto un rilievo significativo, soprattutto per l’attività veterinaria. I due settori che più di tutti hanno beneficiato di questa situazione sono quelli della coniglicoltura e della suinicoltura; soprattutto quest’ultimo, con l’applicazione delle normative riguardanti la gestione del farmaco veterinario, ha registrato l’ingresso di un certo numero di colleghi, la cui attività, al momento, è quasi esclusivamente limitata alla gestione delle scorte del farmaco aziendale. Nel settore dell’igiene degli alimenti e della certificazione di qualità la situazione si sta assestando. Dopo una prima fase in cui si sono buttati un po’ tutti allo sbaraglio, oggi viene sempre più apprezzata la professionalità e quei colleghi che hanno saputo investire in questo ambito stanno raccogliendo i frutti del loro investimento. Anche se non in maniera clamorosa, il settore può ancora assorbire un certo numero di colleghi preparati e motivati. Il settore più numericamente rappresentativo per quanto riguarda l’attività veterinaria, ossia la clinica degli animali d’affezione, ha già da tempo raggiunto la saturazione e vive nel terrore, ogniqualvolta compare una nuova struttura, che si rompano quei già fragili equilibri che consentono al veterinario di barcamenarsi e di assicurarsi quel minimo di redditività senza eclatanti performance. L’ulteriore introduzione del Pet Corner e l’eventuale cessione del farmaco, con le relative implicazioni di carattere burocratico, possono rappresentare un’opportunità più legata al sostegno dei servizi di un collaboratore tecnico-amministrativo che non all’incremento sensibile di reddito per il veterinario. Alla luce di queste situazioni, quali prospettive si possono indicare per la categoria? Produzioni Zootecniche Nel comparto zootecnico l’obiettivo principale che dobbiamo perseguire è quello del rilancio delle produzioni nazionali, che può avvenire solo attraverso la realizzazione di prodotti ad alto valore qualitativo e ineccepibili dal punto di vista sanitario. È un’azione che non possiamo svolgere da soli ma che richiede la collaborazione delle altre forze, sia interne alla categoria che rappresentative degli operatori a vario titolo coinvolti nella filiera di produzione (allevamento, trasformazione e distribuzione). Occorre superare le vecchie logiche di intervento in zootecnia e privilegiare l’azione che ha come riferimento l’intera filiera produttiva, come indicano tra l’altro le direttive CE già da tempo (vedi 2081 e 2082 del 1992, riguardanti le denominazioni di origine, e la 820/97, poi convertita a livello nazionale nel D.Lgs. 1760, sistema di tracciabilità della carne bovina); anche il veterinario deve pertanto gradualmente trasformare la propria attività e diventare sempre più gestore sanitario aziendale. Il passaggio è richiesto dalle stesse direttive nazionali (D.Lgs. 336/99 e D.Lgs 196/99), delle quali auspichiamo la piena applicazione su tutto il territorio nazionale, che prevedono la presenza sostanziale del veterinario in allevamento e la sua capacità di diventare punto di riferimento per la sanità pubblica. In altre parole il veterinario aziendale viene responsabilizzato, per quanto concerne l’utilizzo del farmaco e la gestione sanitaria dell’allevamento, all’interno di un sistema di interscambio dati con la veterinaria pubblica, finalizzato al controllo epidemiologico del territorio. Questo, tra l’altro, significa indirizzare sempre più l’attività veterinaria verso la prevenzione e quindi l’applicazione di tutte le strategie, per evitare il più possibile condizioni patologiche e controllare tutte le concause che possono influire sullo stato di salute degli animali allevati (alimentazione, strutture, ambiente, ecc.). A tal fine occorrerà prepararsi, investendo in programmi formativi qualificati e a costi accessibili, coinvolgendo gli Enti Pubblici e le Istituzioni veterinarie in questa politica. Riteniamo indispensabile questo passaggio per fornire ai veterinari LL.PP. sicurezza di continuità lavorativa e dignità professionale (economica e di immagine). L’azione del Sindacato dovrà quindi realizzarsi su due livelli: il primo di confronto con le Istituzioni e gli Enti preposti per indirizzare la zootecnica nazionale verso questo traguardo, il secondo di coinvolgimento della categoria affinché si dimostri convinta e preparata a ricoprire il ruolo di protagonista che le viene richiesto. Settore Animali d’Affezione L’impegno del SIVeLP in questo settore è quello di recuperare aree di lavoro che attualmente sono poco impegnate dai LL.PP. Riteniamo che l’oculata applicazione della legge quadro 281/91, sull’anagrafe e controllo del randagismo, possa andare in questo senso, organizzando in ogni regione un serio progetto di collaborazione con le strutture pubbliche e in particolare riuscendo ad articolare progetti che comprendano: anagrafe, sterilizzazioni, controllo dei canili e controllo delle zoonosi trasmissibili dai randagi. Sarà importante riuscire a dare un supporto legale, assicurativo e amministrativo a tutti i colleghi, e l’impegno ambizioso del Sindacato, deve essere quello di diventare punto di riferimento per tutte le figure operanti nel comparto degli animali d’affezione, titolari di piccola struttura, titolari di grosse strutture e collaboratori di strutture private. Non bisogna dimenticare infatti la concorrenza che esiste nell’ambito dei LL.PP. Si dovrà vigilare in modo che la concorrenza non sfoci in comportamenti sleali ma, al contrario, possa servire da stimolo per innalzare la già valida competenza e preparazione scientifica dei colleghi del settore. Il settore degli animali d’affezione è oggi il più affollato, ed è quello che funge anche da “area di parcheggio” per i giovani colleghi che entrano nel mondo della professione. Questo settore è quello che più si avvicina, per modelli, alla medicina umana con le figure di medico generico o di base, specialista (con o senza diploma), e “dipendente” di struttura privata. Quest’ultima figura, che per ovvi motivi preferiamo chiamare “collaboratore”, è quella destinata sicuramente ad aumentare di numero, in quanto sorgono sempre più numerose grosse strutture, attrezzatissime, sul modello degli ospedali e cliniche umane. Queste strutture richiedono un numero consistente di personale medico veterinario, che il più delle volte si trova a esercitare anche la professione infermieristica, proprio a causa del sovrannumero di colleghi pronti a fare tutto pur di lavorare. Il Sindacato vuole e deve essere al servizio di tutti i LL.PP. ma non di chi “sfrutta” i colleghi. Quindi, proprio perché bisogna guardare al futuro, riteniamo che cominciare a lavorare sull’idea di un contratto nazionale di lavoro per i LL.PP. “collaboratori” di una struttura privata è una strategia che tornerà utile sia ai titolari di strutture che ai propri “dipendenti”. Intendiamo pertanto evitare situazioni non dignitose sia per chi ne approfitta, che per chi a queste deve sottostare. Medicina degli equini Il settore manifesta una stasi, se non una regressione dello sviluppo. L’equino si trova ancora funzionalmente, per la nostra legge, a metà tra l’animale da macello e l’animale da compagnia, con alcune incoerenze operative che andranno risolte. L’area del farmaco, la movimentazione, il concetto di doping, sono tutti settori che necessitano di una discussione interprofessionale, che veda l’esperienza dei Veterinari dediti alla cura degli equini valorizzata. Aliquota IVA È oramai dal 1991 che le prestazioni veterinarie sono assoggettate all’aliquota IVA, prima del 19% e poi aumentata al 20%; infine, come se non bastasse, l’IVA è stata estesa anche all’aliquota previdenziale del 2%. Tale balzello non è invece applicato alle prestazioni dei medici umani. Inizialmente, all’entrata in vigore dell’imposta, anche le prestazioni veterinarie erano state esentate dall’applicazione dell’aliquota IVA; successivamente è stata però introdotta a seguito di un’interpretazione Ministeriale che individuava le prestazioni veterinarie non di “pubblica utilità ad personam”, diversamente da quelle umane. L’introduzione dell’aliquota IVA sulle prestazioni veterinarie ha comportato due tipi di problemi, legati al fatto che il cliente preferisce non ricevere la fattura per la prestazione veterinaria perché non ha nessun tipo di interesse a pagare l’IVA: 1) operando con prestazioni non fatturate è molto difficile fare rispettare le tariffe minime previste dagli ordini e ottenere un comportamento deontologicamente corretto da parte dei colleghi, con tutto quello che ne risulta per la dignità professionale; 2) il farmaco stesso, che potrebbe fornire la rintracciabilità di una prestazione, finisce per arrivare in azienda non più attraverso i normali canali distributivi, con perdita di trasparenza e controllabilità del sistema i cui prodotti sono destinati all’alimentazione umana. Per quanto riguarda il settore delle produzioni zootecniche, certamente l’entrata in vigore per tutte le aziende agricole della contabilità ordinaria potrà risolvere parecchi problemi in questo senso, anche non saremo sicuramente noi a promuoverla o tanto meno a condizionarla. Ci impegniamo invece, per il settore degli animali d’affezione, ad attivarci direttamente e tramite la FNOVI presso i Dicasteri competenti per eliminare dalle prestazioni veterinarie l’aliquota IVA, ricordando che l’attività veterinaria è un’attività a tutela della salute pubblica che si esercita nel controllo e nella prevenzione delle malattie trasmissibili all’uomo. Riorganizzazione del Sindacato Storicamente, il Sindacato è nato con una forte impostazione “centrifuga”, con un flusso di informazioni in partenza dal centro nazionale (Parma) verso le realtà periferiche, le regioni e le province. Questa impostazione era fortemente legata alla realtà professionale, sociale e di comunicazione di quegli anni che, seppur vicini nel tempo, sono estremamente distanti dal mondo attuale. Sono aumentati i Veterinari e la mole di informazioni che ci circonda è aumentata in modo iperbolico; per fornire quindi un servizio più efficiente, al passo con i tempi, occorre in primo luogo avere maggiori informazioni relativamente ai nostri iscritti, avendo la possibilità di differenziarli per professionalità, età, attività, sesso, o altro. Relativamente all’organizzazione, il cambiamento più importante è quello che spetta all’ufficio centrale, che fino a oggi ha accolto, molto spesso verbalmente, le istanze, le richieste e le domande degli iscritti, fornendo nel contempo informazioni sia direttamente agli iscritti, che alle rappresentanze locali (regionali e provinciali). Con la mole attuale di informazioni è però difficile riuscire a svolgere questo ruolo in modo completo, salvo disporre di una logistica concretamente impossibile allo stadio attuale. L’Ufficio Centrale dovrà pertanto assumere un ruolo diverso, di “facilitatore dei flussi informativi”, rappresentare un nodo di unione, un crocevia delle informazioni, un luogo virtuale attorno al quale sviluppare la rete dei contatti. Le informazioni dovranno essere, grazie alla nuova organizzazione, rapidamente, o meglio immediatamente, disponibili, meglio ancora se accessibili direttamente a chi ne abbia necessità, senza dover ricorrere a intermediari. Ovviamente, punto centrale dell’organizzazione della comunicazione del SIVeLP è Internet, che per la sua stessa natura è attualmente il miglior mezzo possibile in termini di costi e funzionalità. Il SIVeLP ha realizzato, a suo tempo, il primo dei siti italiani dedicati alla veterinaria. Nel corso degli anni, la gestione si è sviluppata e professionalizzata e, attualmente, la strutturazione stessa del sito lo rende particolarmente idoneo sia alla comunicazione “rapida”, basata sulle notizie, che agli approfondimenti. Gli ulteriori sviluppi del sito prevedono: -pagine riservate agli iscritti, tramite password -pagine interattive destinate al tesseramento tramite Web, nonché all’adesione a servizi riservati ai soci -sondaggi relativi ad argomenti diversi, con visualizzazione immediata delle percentuali di opinione. In quanto alla comunicazione destinata ai segretari regionali e provinciali, si ritiene preferibile un’informazione inviata direttamente ai destinatari (e-mail) che non la pubblicazione su pagine Internet, anche riservate. Ciò corrisponde a criteri sia di riservatezza che di comodità ed economicità. In altri termini, occorre organizzare un indirizzario elettronico dei rappresentanti locali, sfruttando la rapidità del mezzo Internet per mantenere un costante, rapido, efficace ed interattivo contatto con le diverse realtà. Tutti questi cambiamenti sono già nelle possibilità tecniche del Sindacato, che deve solo completare la propria anagrafe, con uno sforzo che dovrà realizzarsi in breve tempo, e concretizzarsi essenzialmente in due fasi: -raccolta “anagrafica” dei dati di comunicazione (numeri fax, e-mail) -strutturazione “a rete” della propria organizzazione in base a due principi: 1. l’informazione deve viaggiare, rapidamente. Una notizia, una proposta, che si “fermi” è inefficace, forse anche inutile; 2. l’informazione deve essere trasparente, non può non essere leggibile nei propri contenuti e nel proprio sviluppo da parte di ogni appartenente all’organizzazione sindacale. Problemi risolti in una sede possono essere recepiti, sviluppati e implementati in altra realtà. Questo sarà il nuovo compito dell’organizzazione sindacale: raccogliere, sviluppare, elaborare e distribuire informazioni. Ovviamente, ciò richiede anche un minimo “addestramento tecnologico” sia dei componenti del gruppo nazionale che di quello “periferico” e tale compito, sia pur facilitato dalla sempre maggiore “intuitività” dei mezzi di comunicazione, richiederà anche lo sviluppo di capacità, da realizzarsi tramite brevi corsi o stage, che creino l’ossatura tecnologica dell’organizzazione. Rapporto con Enti ed Istituzioni FNOVI: abbiamo più volte manifestato l’importanza che questo organismo riveste nel rappresentare l’intera categoria a livello Pubblico Istituzionale. Riteniamo pertanto indispensabile la sua valorizzazione per far sentire con maggiore forza ai vari Organi Competenti le nostre proposte e le nostre rivendicazioni. Non condividiamo pertanto tutte quelle iniziative che, più o meno consapevolmente, tendono a delegittimarne la funzione a favore di altri soggetti con fini e rappresentatività differenti. Ci auspichiamo che si possano superare i personalismi che ne hanno condizionato i rapporti soprattutto con gli altri Organismi rappresentativi dell’universo veterinario e che ritorni a essere ancora una volta la “casa di tutti i veterinari”. SIVEMP: la storia passata e più o meno recente ha visto i due Sindacati di categoria contrapporsi spesso aspramente soprattutto per il problema legato alla Libera Professione dei Dipendenti. Anche se in parecchie zone del paese si tratta di una questione ancora aperta, in tante altre il problema si va gradatamente superando proprio grazie alla volontà di un numero sempre più rilevante di colleghi dipendenti che hanno capito che solo attraverso la collaborazione con i veterinari LL.PP. è possibile fornire risposte convincenti alle aspettative dei cittadini. Non possiamo nemmeno dimenticare che la tutela dell’attività veterinaria libero professionale, in particolare nel settore delle produzioni, passa anche attraverso un controllo serio sul rispetto delle norme in vigore (vedi ad es. DD.Lgss.196/99 e 336/99) e sulla trasparenza totale del sistema produttivo. Pertanto è indispensabile la condivisione con il gruppo dirigente del SIVEMP di obiettivi e strategie a largo respiro per i problemi di carattere generale, ma è altrettanto indispensabile una collaborazione a livello locale nel rispetto reciproco di ben definiti compiti e competenze. UNIVERSITÀ: l’elevato numero di Facoltà di Medicina Veterinaria presenti in Italia e quello altrettanto elevato di laureati che ogni anno vengono da queste “sfornati”, nonostante l’accesso a numero chiuso, ha certamente creato, e sta ancora creando, problemi allo sviluppo della professione veterinaria. L’inserimento nella professione di colleghi impreparati a soddisfare le esigenze estremamente complesse e variegate del mercato determina problemi di carattere deontologico, e di qualità e dignità professionale. Per questo motivo riteniamo indispensabile un confronto valido e concreto con il mondo Accademico per fornire il nostro contributo alla definizione degli indirizzi formativi e per informare i futuri colleghi sulle diverse opportunità professionali e su come affrontarle. È nostra intenzione raggiungere un accordo con l’Università anche per la formazione post-laurea, soprattutto in funzione dell’eventuale entrata in vigore del sistema dei crediti formativi per i veterinari LL.PP., e per armonizzare l’attività clinica che vi si esercita con quella delle strutture private del territorio. ASSOCIAZIONI CULTURALI E DI CATEGORIA: in questo preciso ambito occorre fare chiarezza una volta per tutte. Abbiamo sempre ritenuto importante, e in alcuni momenti indispensabile, il ruolo delle Associazioni Culturali per la crescita e lo sviluppo professionale della veterinaria italiana. Non condividiamo invece l’iniziativa culturale quando si trasforma in business, volontà monopolizzatrice ed egemonica della categoria. Non è nostra intenzione dissertare sul fatto che la cultura debba essere o meno assicurata in egual misura a tutti: queste sono scelte politiche che vanno affrontate negli ambiti competenti. Siamo però convinti che nel nostro contesto l’offerta culturale debba essere di qualità ed economicamente accessibile a tutti i colleghi interessati. È questo il motivo principale che ci ha spinti a collaborare alla definizione del progetto e in seguito ad aderire all’iniziativa “Club del Veterinario”. Al di là della precisazione, è nostra ferma intenzione sottoporre a confronto le nostre scelte e i nostri programmi con tutti gli interlocutori, a vario titolo rappresentanti dell’universo associazionistico e culturale della veterinaria e del mondo che ruota attorno a essa, senza antagonismi o alleanze precostituite. A volte si potranno realizzare intese più o meno allargate su precisi obiettivi e finalità, altre volte ci si potrà trovare su posizioni divergenti. La questione importante resta comunque quella di sviluppare il progetto di rilancio per una categoria che ha bisogno sì di idee, ma soprattutto di fatti concreti.

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