La trasparenza: un diritto anche per i veterinari

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La trasparenza: un diritto anche per i veterinari

Il concetto di trasparenza della pubblica amministrazione non rappresenta un generico invito a pubblicare indirizzi a cui rivolgersi per avere informazioni. Si tratta di un corpus normativo organico che entra nei dettagli dei doveri di gestione cristallina.

trasparenza

Principio generale di trasparenza

1. La trasparenza è intesa come accessibilita’ totale delle informazioni concernenti l’organizzazione e l’attività delle pubbliche amministrazioni, allo scopo di favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche.

2. La trasparenza [omissis] concorre ad attuare il principio democratico e i principi costituzionali di eguaglianza, di imparzialità, buon andamento, responsabilità, efficacia ed efficienza nell’utilizzo di risorse pubbliche, integrità e lealtà nel servizio alla nazione. Essa è condizione di garanzia delle libertà individuali e collettive, nonché dei diritti civili, politici e sociali, integra il diritto ad una buona amministrazione e concorre alla realizzazione di una amministrazione aperta, al servizio del cittadino.

DECRETO LEGISLATIVO 14 marzo 2013, n. 33

Di particolare interesse per i tutti veterinari ci sono capitoli che si auspicherebbe fossero resi chiari a tutti, anche (o forse soprattutto, trattandosi di legalità ed etica) al di là di quanto è reso strettamente obbligatorio per legge: organigrammi, curricula, compensi, rimborsi spese, costi delle iniziative, regolamentazione delle scelte pubblicitarie e di collaborazione o sponsorizzazione, sovvenzioni, contributi, sussidi, vantaggi economici e tutto quanto attiene alle inintelleggibili – se pur formalmente corrette – voci dei bilanci.

Alla luce di quanto prevede espressamente la legge dello Stato, non sarebbe dunque il singolo veterinario a dover chiedere informazioni a chi ha il dovere di trasparenza (concetto proprio di una visione profondamente asimmetrica del rapporto con i cittadini), ma sarebbe premura e dovere della P.A. rendere edotti coloro che non sono, alla luce della normativa, dei sudditi cui gettare briciole di informazione, ma titolari di precisi diritti.

Trasparenza come “garanzia delle libertà individuali e collettive, nonché dei diritti civili, politici e sociali, integra il diritto ad una buona amministrazione e concorre alla realizzazione di una amministrazione aperta, al servizio del cittadino”.

La democrazia, anche all’interno della nostra categoria, dovrebbe o potrebbe rappresentare un filtro capace di scremare chi ancora interpreta la funzione pubblica in modo distante da questi dettati normativi, evitando che rechi danno diretto e indiretto alle Istituzioni.

Certo, per fare questo, serve una nuova consapevolezza da parte dei colleghi, che troppo spesso si accontentano e paiono persino soddisfatti, di ricevere come grande privilegio ciò che dare è puro dovere formale e sostanziale.

Angelo Troi – SIVeLP

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