Da un’articolo di “Unione Sarda” emerge una tragica realtà: le troppe Facoltà di Veterinaria sono ormai una realtà degradata

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Citiamo integralmente l’articolo di “Unione sarda”, che ben dà uno specchio della realtà di buona parte delle Facoltà di Veterinaria italiane, che ricordiamo essere troppo spesso carenti e dequalificate. La carenza di mezzi, la pretestuosità e le ambizioni smodate di accademici, politici locali e istituzioni demagogiche hanno creato un panorama dove ci …

Citiamo integralmente l’articolo di “Unione sarda”, che ben dà uno specchio della realtà di buona parte delle Facoltà di Veterinaria italiane, che ricordiamo essere troppo spesso carenti e dequalificate. La carenza di mezzi, la pretestuosità e le ambizioni smodate di accademici, politici locali e istituzioni demagogiche hanno creato un panorama dove ci sono anche questi spettacoli. Ma non preoccupatevi: arriveranno altri soldi dei contribuenti, gettati al vento, per soddisfare questo prato dei miracoli delle Facoltà di Veterinaria italiane… ************************************* Per cinque anni, il professore ha spalato fieno e letame, rassettato stalle, strigliato cavalli, accudito vacche: tutto bestiame della facoltà universitaria dove insegna. Basilio Floris, docente di fisiologia ed endocrinologia, vice preside di Veterinaria, si è rimboccato le maniche e ha fatto fronte a una cronica mancanza di personale. Tutti i giorni, comprese le domeniche e i giorni festivi, come Natale e Pasqua, di buon’ora il professor Floris arrivava in facoltà e, indossati gli stivali e impugnato il forcone, riempiva pazientemente carriole di fieno per sfamare gli animali e ripulire le stalle. «Ricordo quel periodo come un incubo. A volte ero solo – racconta Floris – molte altre mi aiutavano gli studenti, ma in estate e durante le vacanze, quando i ragazzi partivano, lavoravo solo». Tutto questo per far fronte alla carenza di personale addetto alla cura degli animali utilizzati per scopi didattici, cioè per le esercitazioni dei futuri veterinari. «Non mi vergogno a raccontare quello che ho fatto – sottolinea il vice preside – e spero che anzi serva da monito affinché la situazione possa cambiare al più presto». In effetti la facoltà di Veterinaria, l’unica in Sardegna, non può essere considerata un’oasi felice. Sono tanti i problemi che il preside, Angelo Mario Cosseddu, e il vice preside devono superare. Il più grave è senza dubbio la penuria di docenti e tecnici. «Secondo i parametri ministeriali – spiega il preside Cosseddu – ci dovrebbe essere un rapporto di uno a due tra personale docente e non docente». Cioè «su 80 professori – aggiunge il vice preside Floris – dovrebbero esserci almeno 160 addetti alla cura del bestiame e delle stalle della facoltà, importante supporto per l’attività didattica degli studenti». Invece ci sono 46 professori, che spesso devono farsi carico di più cattedre per sostituire i colleghi fantasma, ricoprendo mansioni che non sono di loro competenza e solo 34 addetti alla cura del bestiame, alcuni prossimi alla pensione. Insomma professori factotum che oltre al lavoro ordinario di insegnanti si improvvisano anche bidelli e segretari, e come loro anche il personale non docente svolge compiti diversi da quelli che gli sono stati assegnati. Questo stato di cose ha indotto il preside a ridurre drasticamente il numero di bovini e cavalli di proprietà della Presidenza, passati da 23 a 12. «Abbiamo dovuto dimezzare il numero dei capi, perché oltre a non avere nessuno che se ne curi – dice il professor Cosseddu – sono anche molto costosi, tanto che per sfamarli stiamo dando fondo alle nostre risorse economiche, comprese le tasse degli studenti». Da qualche tempo, oltre ai salariati agricoli lavorano anche gli stagionali, ma non sono sufficienti: tra gennaio e marzo la facoltà si trova a corto di forza lavoro. «Il rettore ci ha consigliato di assumere qualcuno con contratti a termine con i finanziamenti stanziati per la ricerca, ma – conclude il vice preside – il personale costa». Insomma una finanziaria troppo avara che ha bloccato le assunzioni, rischia di rallentare lo sviluppo di una facoltà che da quasi trent’anni sforna professionisti più che validi e che faticosamente cerca di adeguarsi ai parametri europei. A breve dovrebbero infatti iniziare i lavori per la realizzazione dell’ospedale veterinario, mentre la Comunità montana del Monte Acuto aveva inserito nel Pit, il progetto per la realizzazione di una azienda agricola nella piana di Chilivani. Già nel 1998 una commissione europea venuta in visita alla facoltà aveva sottolineato la necessità di questi due elementi per essere riconosciuta a livello europeo. E l’Unione europea ha finanziato (1miliardo e mezzo) il primo lotto per l’ospedale, mentre il secondo lotto verrà realizzato dall’Università che provvederà anche al restauro delle strutture esistenti. Nell’area della facoltà sorgeranno quindi il nuovo Istituto zooprofilattico, che collaborerà con Veterinaria e gli stabili di Farmacia, le cui opere sono quasi concluse. Gina Falchi

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