Criticità di ricetta elettronica

Home Comunicati Stampa - Rassegna Criticità di ricetta elettronica
Criticità di ricetta elettronica

Per le ricette elettroniche destinate al cittadino dal proprio medico sono emerse delle criticità.

Scriveva il sito farmacista33 nell’articolo dedicato al fatto che il “Promemoria non tutela la Privacy”:

«La dematerializzazione non crea problemi di privacy né scomodità ai cittadini, che in Veneto sono tutti soddisfatti, e anche i farmacisti lo sono, tra quelli che hanno aderito». In tempi di sperimentazione dell’abolizione del promemoria nella sua regione, il segretario Fimmg veneto Domenico Crisarà sottolinea un distinguo tra la realtà che osserva e le preoccupazioni espresse anche di recente da Federfarma sulla tutela dei dati personali dei cittadini. Richiamando un position paper firmato in Umbria da Federfarma e da Fimmg, la newsletter del sindacato dei farmacisti ha ricordato come alcuni medici di famiglia anziché stampare il promemoria relativo alle ricette lo farebbero pervenire in farmacia via email. È questo lo spunto per riprendere dichiarazioni del Garante Privacy di aprile 2016 nelle quali si ricorda che solo la procedura della stampa cartacea è considerata a prova di intrusione dall’ordinamento italiano (decreto 2 novembre 2011). Lo stesso Garante, ripreso da Federfarma, nella relazione dell’anno scorso ha ricordato come “allo stato le modalità alternative alla stampa del promemoria cartaceo non sono state ancora individuate”.

Ogni alternativa va concordata con l’Authority. E in effetti, Regioni e Province autonome che hanno intrapreso la de materializzazione totale (Trentino e Veneto) stanno lavorando con il Garante. Ma -per quanto riguarda il Veneto- le argomentazioni contro il processo di de materializzazione non convincono Crisarà. «In tutte le Ulss venete il progetto “Ecofarmacie”, sperimentato in circa 400 esercizi sui 1300 presenti, sta crescendo e consente ai medici di famiglia aderenti di non rilasciare il promemoria: il paziente si reca in farmacia con la tessera sanitaria o con un’app da dove è possibile aprire la prescrizione sul videoterminale del farmacista di fiducia e quest’ultimo dispensa il medicinale». La privacy è a rischio? «Nossignore», dice Crisarà. «Siamo d’accordo che il medico non può mandare le ricette per e-mail, ci mancherebbe, ma qui si parla di una architettura informatica protetta. Che offre vantaggi tangibili. Il paziente cronico fruisce della ripetizione senza necessariamente recarsi dal suo medico né il giorno dopo fare la fila per ritirarla, va direttamente nella farmacia di sua fiducia, un meccanismo che favorisce pari opportunità di sviluppo per le farmacie. Diventano un ricordo i timori prospettati all’indomani della nascita delle prime medicine di gruppo con 8-10 medici, quando i sindacati delle farmacie erano spaventati dalla possibilità che si avvantaggiasse la farmacia “fisicamente” più vicina. Inoltre, chi si reca in un’altra regione presentando la tessera si vede dispensato il farmaco e se è paziente cronico ottiene le medicine semplicemente chiamando il suo medico di famiglia. Beninteso, quest’ultimo può “richiamarlo” per un controllo quando lo ritenga opportuno».

«Quanto al promemoria su carta -continua Crisarà-di certo al paziente di vantaggi non ne porta. Si chiama così perché dovrebbe riportare i dati di posologia; ma allora il cittadino dovrebbe tenerlo con sé …e invece lo trattiene il farmacista che vi appone le fustelle e utilizza la carta per confrontare il dato sui farmaci dispensati con quello registrato da Sogei sulla cui base è retribuito. Peraltro in oltre un anno di sperimentazione su 40 milioni di ricette le discrepanze totali rilevate sono lo 0,028 per mille del totale, poca roba». Altra obiezione dei farmacisti sulla dematerializzazione in tema di privacy è che si richiamano sul videoterminale i dati del fascicolo sanitario elettronico del paziente che loro non dovrebbero poter leggere.

«Nemmeno questo è vero, i farmacisti che aderiscono alla sperimentazione in Veneto leggono solo i dati delle prescrizioni attive; il rischio si pone se io prescrivo due farmaci per cronicità diverse a un paziente abituato ad andare in farmacie differenti, perché magari non vuole che un farmacista dei due sappia la sua patologia. In tal caso però, se il paziente ha detto sì al suo medico affinché tratti i dati de materializzati, quel sì è “omnicomprensivo”».

La ricetta elettronica veterinaria non è uguale a quella umana  ed è gestita a sua volta da un soggetto diverso, l’Istituto Zooprofilattico di Teramo.

La veterinaria non si è mai posta il problema di chi possa leggere altre prescrizioni, magari destinate alla fornitura di farmaci per l’autore della ricetta o per la sua struttura, eppure anche nella nostra professione potrebbero esserci delle ricadute negative. Inoltre si discute sul senso di produrre un documento elettronico, se poi resta vincolante il cartaceo, che dovrebbe essere redatto sempre e comunque (LINK).

La Privacy è un problema anche in veterinaria, vuoi per l’affetto che la società moderna riconosce verso i pets, vuoi per le delicate dinamiche del sistema produttivo.

 

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato