Blue Tongue, malattia pubblica?

Home Editoriali Blue Tongue, malattia pubblica?
Blue Tongue, malattia pubblica?

Blue Tongue è una malattia infettiva virale, non contagiosa, che colpisce i ruminanti domestici e selvatici. Viene trasmessa da insetti vettori (Culicoides Imicola et sim.), frequentemente mortale negli ovicaprini e più raramente nei bovini.
Praticamente endemica in parte della Penisola, potrebbe essere affrontata per evitarne la diffusione e la persistenza.

Come far fronte alla Blue Tongue.

-analisi di rischio: è l’unico strumento efficace per affrontare i costi del fare e del non fare;
consente di individuare i pericoli e scegliere le strategie adeguate per contenerli
-possibile “derubricare” la patologia prevedendo di convivere con la stessa
-ogni ceppo di BT è molto a sé stante nei ruminanti (es. ceppo 4 provoca danni diretti negli ovicaprini, mentre i bovini fungono da portatori)
-esiste un danno alla produzione e commercializzazione di seme bovino prodotto in aree a circolazione endemica di virus BTV di qualsiasi ceppo
-la copertura adeguata di animali sensibili sul territorio permette di non vaccinare i maschi da riproduzione poiché garantisce la non circolazione del virus sul territorio inibendo i vettori.

Dal punto di vista professionale veterinario, il costo del vaccino di un euro a dose non copre il costo della prestazione alle Regioni, perché la medicina comporta una gestione generale delle prestazioni sanitarie, ben oltre la mera azione di somministrazione delle profilassi.

Se l’analisi di rischio e le considerazioni di cui sopra portano il bilancio economico a favore della scelta di vaccinare, il veterinario che meglio può garantire l’operatività reale del piano vaccinale è il Libero Professionista che frequenta le aziende, anche perché si tratta di un’attività in continua espletazione, poiché i neonati vanno protetti (all’età di un mese e richiamo a due mesi e mezzo in bovini e ovi-caprini).
L’applicazione puntuale del piano è la condizione essenziale per evitare che i bovini diventino portatori di virus sui quali gli insetti (Imicola ed equivalenti) andranno a caricarsi durante le stagioni di volo, essendo serbatoi che garantirebbero al virus la persistenza nei periodi invernali, cioè in assenza dei vettori.
L’esecuzione puntuale del piano, ha l’obiettivo di garantire la copertura di almeno il 95% degli animali sensibili riferito agli animali allevati, in quanto i selvatici portatori (in particolare i cervi, che si spostano maggiormente sul territorio), non sono oggetto di piano vaccinale.
L’effettuazione corretta del piano vaccinale permette di uscire dalla malattia (con tutte le sue conseguenze normative e non) nel giro di un anno e mezzo, come ha ben dimostrato l’applicazione corretta del piano vaccinale nel 2007-2009 in provincia di Verona, quando si è avuto un episodio di infezione del ceppo BTV 8.UE bluetongue 2009
Dove -per i più svariati motivi- il piano vaccinale non viene correttamente attuato, la malattia diviene endemica ed è fonte di costi per gli allevatori e spesa continua.
Oggi la patologia permane quando mancano i vaccini per negligenza della politica chiamata alla responsabilità finanziaria della vaccinazione.

Non si risolve il problema proclamando di assumere nuovi veterinari convenzionati o pubblici, in assenza di dosi vaccinali sufficienti.
In tal modo andrebbe comunque esaurita la campagna di contenimento (una anno e mezzo, se fatta bene) per poi trovarsi a determinare una spesa permanente e perenne della sanità pubblica, con la scusa della BTV.

Di questo la Sanità -in evidente sofferenza nazionale per i costi in umana- non ha bisogno, perché i Veterinari Liberi Professionisti sono in numero adeguato / più che abbondante, mentre i Pubblici (fondamentali nei controlli) si contano in certi casi anche dieci volte più numerosi rispetto ai migliori Paesi Avanzati (UE e non).

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato